tag:blogger.com,1999:blog-73674645814899618532024-03-05T11:12:24.219-08:00GaepanzIncostante diario di un flâneurAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.comBlogger170125tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-31021259182672195582018-02-19T07:38:00.003-08:002018-02-19T08:35:01.747-08:00Tempo al tempo (libero)<div style="text-align: justify;">
<i>Con tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione oggi, fare troppi straordinari al lavoro è insensato. E vantarsi di lavorare troppo sciocco e dannoso. Riappropriamoci piuttosto dell’otium dei nostri avi e impariamo a sfruttarlo per mettere a frutto la creatività</i></div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1068" data-original-width="1600" height="427" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDpWMFvu-QbzFNNKE5HD_RWl9hYqUWdHq2Cu8ZOgr6DlIINRXnCho3-DrS7TFtIX6Ks-mCQGeqObUDYmqWckDqJCDmGXoMOWj8Z_ILjg6hPlzXqb2qylsiNnSglUDjN-3d4E9qPtHhRSY/s640/otium_tempo_libero.jpg" width="640" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: xx-small;">Adam Driver in Paterson (2016) di Jim Jarmush fa l'autista di autobus e scrive poesie nel tempo libero</span></i></td></tr>
</tbody></table>
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Capita spesso di scorgere su Instagram le storie di alcuni contatti che si riprendono alle 7 e mezza di sera in uffici deserti, o leggere status su Facebook di gente che si vanta di aver lavorato per dodici ore di fila. Lamentarsi del lavoro sembra essere diventato una medaglia da esibire con malcelato orgoglio, rispondere alle mail in metro al mattino o continuare riunioni interrotte al telefono in treno una prerogativa.
In Germania, qualche mese fa, cinque consiglieri economici del governo hanno proposto l’abolizione della giornata lavorativa di otto ore. Che detta così sembra una cosa buona, visto che viene da pensare all’esperimento di alcune aziende svedesi passate da otto a sei ore lavorative. Qui invece il limite delle otto ore di lavoro giornaliere, stabilito per legge, viene definito “obsoleto” perché nell’era digitale “le aziende hanno bisogno della certezza che non infrangono la legge se un impiegato partecipa di sera a una conferenza telefonica e se a colazione legge le mail”. Ecco detta così la proposta tedesca risulta molto meno romantica e porta con sé due mostruose conseguenze: in primis va ad abolire il concetto stesso di orario lavorativo, scardinando un fondamento intorno a cui le società moderne da più di un secolo si sono organizzate, e ancora più grave, suggerisce l’idea che il dipendente baratti col proprio datore di lavoro non più (o non solo) le sue competenze quanto il suo tempo.</div>
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La rivoluzione digitale sta spingendo verso una sempre più frequente sovrapposizione tra vita privata e lavoro, condizione che spiana la strada a quel disturbo ossessivo-compulsivo che prende il nome di <i>workaholism </i>(codificato già nel 1971 dallo psicologo statunitense Wayne Edward Oates come patologia). Dare tutta la colpa al digitale non sarebbe giusto, seppur attualmente è il settore che più si presta a questa degenerazione. Ma il punto della faccenda sta nel tipo di valenza che viene dato al lavoro e di conseguenza a ciò che lavoro non è, il <b>tempo libero</b>.<br />
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<a name='more'></a>In Giappone dal 1987 il Ministero del Lavoro pubblica le statistiche dei morti di <i>karoshi</i>, letteralmente morte per troppo lavoro, giusto per dare un’idea di quanto in quel paese sia diffuso morire per stress e attacco cardiaco per il carico eccessivo. Nella cultura occidentale, semplificando al massimo, il lavoro sin dall’antichità ha avuto una connotazione negativa: sofferenza e punizione per i peccati nella Bibbia, attività misera destinata a schiavi, prigionieri e donne in Egitto, Grecia, Roma e poi ai servi della gleba nel Medioevo. Più nobile era invece l’<i><b>otium</b></i>, insieme di attività meditative, creative e di svago a cui potevano dedicarsi i membri delle classi abbienti. Nell’<i>otium</i> Catone misurava la grandezza degli uomini, Cicerone scriveva le sue orazioni, Petrarca individuerà le fondamenta dell’attività intellettuale. Più tardi il cristianesimo, di contro, metterà in guardia dall’ozio collegandolo a vizi e peccato e Lutero asserirà che “l'uomo è nato per lavorare, come l'uccello per volare, mentre l'ozio e la mancanza di occupazione sono destinati a rovinare il corpo e la vita”. La rivoluzione industriale suggella infine la convinzione che il lavoro nobilita l’uomo il quale divenendo parte di un ingranaggio, di un sistema, può così trovare il suo posto nel mondo. Risultato: l’alienazione.</div>
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Siamo ormai nell’<b>era post-industriale </b>in cui le macchine svolgono – e svolgeranno sempre più – quasi tutte le attività pratiche e ripetitive. L’unica prerogativa che resta all’essere umano è la creatività, robot permettendo. E senza momenti dedicati unicamente al suo sviluppo che fine faremo? Secondo gli ultimi dati Ocse, <b>in Italia lavoriamo 1.756 ore l’anno</b> (in Francia sono 1.482, in Germania 1.371), seppur sempre da più parti suggeriscano che le ore ottimali di lavoro siano quattro. Alex Pang, consulente alla Silicon Valley, nel suo libro <i>Rest: why you get more done when you work less</i> (Riposatevi: perché ottenete di più lavorando di meno) sostiene che nel mondo contemporaneo bisogna superare il blocco delle otto ore che ci trasciniamo dalla rivoluzione industriale, specie per quanto riguarda i lavori creativi: “Siamo creature ritmiche, e quella parte del nostro ciclo vitale che permette al cervello di non sovraccaricarsi è altrettanto essenziale per il risultato finale”.</div>
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Lavorare meno per produrre meglio quindi, preservare maggiormente la salute e tentare di percorrere la strada verso la propria felicità. Perché se con tutta la tecnologia a disposizione abbiamo ancora bisogno di fare gli straordinari c’è qualcosa che non va. E se – come sosteneva l’antropologo Marshall Sahlins in base alle sue ricerche – anche i primitivi cacciatori-raccoglitori riuscirono a costruire “la società benestante delle origini” lavorando dalle tre alle cinque ore al giorno, forse è il caso che cominciamo a rifletterci seriamente anche noi evoluti. E che impariamo a guardare al tempo libero con meno sospetto.<br />
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[Articolo pubblicato nel <a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/rkxw/#p=39" target="_blank">numero #85</a> di febbraio 2018 della rivista <b>WU magazine</b>]
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-47679794615441030342018-02-11T09:52:00.003-08:002018-02-11T11:07:39.674-08:00Tutto quello che vi siete persi - Finale | Sanremo 2018<div style="text-align: justify;">
A conti fatti più di dodicimila persone hanno letto le mie cronache di questo <b>Festival di Sanremo</b> edizione milleovecento.., <b>2018 </b>e davvero non mi capacito del vostro supporto. Certo è che se un Festival pieno di gag imbarazzanti e che ha incoronato il compitino di seconda media del MetaMorogorgone ha fatto milioni di telespettatori, ho poco da stupirmi. E poi si sa che nel nostro Paese i furbetti se la cavano sempre, anche se si sono fatti riempire gli zigomi a 42 anni. L'Italia vuole questo, l'Italia vuole le mie cronache.</div>
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<blockquote class="twitter-video" data-lang="it">
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Sanremo 19... <a href="https://twitter.com/hashtag/Sanremo2018?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#Sanremo2018</a> <a href="https://t.co/TqJJbLEIWB">pic.twitter.com/TqJJbLEIWB</a></div>
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— trashitaliano.it (@trash_italiano) <a href="https://twitter.com/trash_italiano/status/962477152405999616?ref_src=twsrc%5Etfw">11 febbraio 2018</a></div>
</blockquote>
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Dopo questo momento di vanagloria andiamo a fare un po' un bilancio di questa <b>68° edizione del Festivàl della canzone italiana</b>. Tante canzoni, tanta musica, tanti duetti, che se lo avessero chiamato Baglioni&Friends nessuno si sarebbe stranito. Lui resta uno stoccafisso a livello di presenza scenica, di quelli che secondo me sono scoordinati pure quando fanno le mosse della macarena. Il suo habitat è dietro al pianoforte, le battute proprio non gli escono. Baglioni è una di quelle persone che inizia a raccontare una barzelletta e poi si scorda il finale. Però, ripeto, ha fatto i numeri migliori di tutte le passate 15 edizioni quindi che jè voi dì. Ce lo chiede l'Europa.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm52I6wybrdN0Cqa0ZcbEvrfpV_p7WOTzgiBIvfImR7D7PGpwYtLkbBrtukW_LsnaNm9G60QqmGy2mYZ2QjfkJH6s3lNBqpDYUGN2m3pjENfoXsg_44UdIn6HPVQHtPAPNsoxNlRRjqY8/s1600/fgfg.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="556" data-original-width="970" height="366" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjm52I6wybrdN0Cqa0ZcbEvrfpV_p7WOTzgiBIvfImR7D7PGpwYtLkbBrtukW_LsnaNm9G60QqmGy2mYZ2QjfkJH6s3lNBqpDYUGN2m3pjENfoXsg_44UdIn6HPVQHtPAPNsoxNlRRjqY8/s640/fgfg.JPG" width="640" /></a></div>
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<b>Michelle Hunziker</b> sin dalla prima sera si ostina a dire Eurovisiòn Song Contèst (wè wè!), ma senza ombra di dubbio si è portata a casa il Festivàl. <b>Favino </b>è partito in sordina ma, sera dopo sera, è stata la vera rivelazione di quest'anno. Canta, balla, recita, è spontaneo e ha fatto l'autista di Tom Hanks. Che volete di più? Ieri sera poi col <b>monologo sui migranti</b> ha dato il meglio di sè.<br />
<a name='more'></a><br />
Per fortuna che Salvini era in platea la sera precedente, altrimenti gli partiva un'embolia. Comunque per non farci mancare la quota stronzi è intervenuto su twitter il filosofo <b>Maurizio Gasparri </b>che ha sentenziato "Penoso Favino!". Io l'ho letto in giro, sono già 3 anni che per fortuna m'ha bloccato.</div>
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"Voglio poter urlare, voglio poter urlare anche se poi mi sparano addosso" <a href="https://twitter.com/pfavino?ref_src=twsrc%5Etfw">@pfavino</a><a href="https://twitter.com/hashtag/Sanremo2018?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#Sanremo2018</a> <a href="https://t.co/d4FFJ3cpqT">pic.twitter.com/d4FFJ3cpqT</a></div>
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— Festival di Sanremo (@SanremoRai) <a href="https://twitter.com/SanremoRai/status/962454431399899136?ref_src=twsrc%5Etfw">10 febbraio 2018</a></div>
</blockquote>
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C'è da dire che l'ultima serata è stata contrassegnata, come non mai, dalle stonature. Io mi chiedo: come si fa a stonare al <b>festival della canzone italiana </b>se, per giunta, bisogna cantare solo per 4 minuti? E visto che già in concorso non ce n'erano abbastanza di stonati, hanno deciso d'invitare la convalescente <b>Laura Pausini</b>, che solo quattro giorni fa era afona. Lei saranno pure vent'anni che fa canzoni di merda e che ha una voce non del tutto melodiosa, però tutto si può dire ma è sempre stata precisa nel canto (parlo con la stessa sicurezza di Luca Jurman).<br />
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Ieri sera invece si è presentata sul palco tutta scarmigliata, come una delle vrenzole dell'altra sera con Michelle. Ha lasciato le tonsille sul comodino e si è portata delle corde vocali logore e stanche, e non contenta ha abbandonato il palco, tutta scollacciata, e ha iniziato a correre sul red canzian verso l'esterno del teatro dove c'erano 5 gradi. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMQ3OSXX278aXHrjYujBvIaGFMPxkml1gU17cjRx59FcroMwb9kpA04ikgRU4O9ugNButklpIcCGV85bfkhyphenhyphenhGMSqMZK6aAuuZj4Ca__1q6pfeVxKGbSRDqVk8KPjtBWgyya5V-1qkMdo/s1600/de.gif" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="258" data-original-width="481" height="342" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMQ3OSXX278aXHrjYujBvIaGFMPxkml1gU17cjRx59FcroMwb9kpA04ikgRU4O9ugNButklpIcCGV85bfkhyphenhyphenhGMSqMZK6aAuuZj4Ca__1q6pfeVxKGbSRDqVk8KPjtBWgyya5V-1qkMdo/s640/de.gif" width="640" /></a></div>
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Lì ha cominciato a urlare come una loca in mezzo ai suoi fan tanto che avrei voluto telefonare alla produzione dei <b>Grammy </b>per farglielo ritirare. In confronto a lei Facchinetti cantava una ninna nanna.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJiktoKuwaYCwqZVvyEv29O3j4QYKLqMjed36IULsnODjjdb-CEYDdWCB0UZtX1oPB0Ed-Mp3qYAKu0oQpheOwvx0wqFOZeA_hpqi_6G4lTND3A3BHDehFpdEbSG00yw0GBcA96TebJ3c/s1600/ff.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="276" data-original-width="500" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJiktoKuwaYCwqZVvyEv29O3j4QYKLqMjed36IULsnODjjdb-CEYDdWCB0UZtX1oPB0Ed-Mp3qYAKu0oQpheOwvx0wqFOZeA_hpqi_6G4lTND3A3BHDehFpdEbSG00yw0GBcA96TebJ3c/s640/ff.gif" width="640" /></a></div>
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Le sue urla romagnole hanno squarciato i timpani degli astanti, generando moti di rabbia, nervosismo e aggressività.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8uoLXYVtBoe1rMjpRiqiaMa8HiGvndkJIK9ZvmgGYNoc2wYNzkhIlW0x3OzWp16tZQW2aeXPqmIuRO3vWEymMecerzZSjjWz9Dg2MAdmAfNbiFY03oYrLFiHRaXi9uNB2JuTaqQKxgXA/s1600/Trascinato.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8uoLXYVtBoe1rMjpRiqiaMa8HiGvndkJIK9ZvmgGYNoc2wYNzkhIlW0x3OzWp16tZQW2aeXPqmIuRO3vWEymMecerzZSjjWz9Dg2MAdmAfNbiFY03oYrLFiHRaXi9uNB2JuTaqQKxgXA/s640/Trascinato.gif" width="640" /></a></div>
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La serata è proseguita poi in maniera ordinaria, con gaffe sciocche, presentatori più sciolti e ospiti senza voce come <b>Max Pezzali.</b> Prima della proclamazione della canzone vincitrice hanno distribuito una valanga di altri premi minori, dalla critica all'interpretazione. Se fossi passato di là pure io me ne avrebbero di sicuro mollato uno in mano.<br />
<br />
A un certo punto chiamano <b>Ornella Vanoni</b> a ritirare una targa. Lei che era dietro le quinte a bere Martini e sputare le olive, si è precipitata - si fa per dire - sul palco sorretta da <b>Bungaro </b>e <b>Pacifico </b>e, dall'alto dei suoi 83 anni, non ha trovato parole migliori per ringraziare:</div>
<blockquote class="twitter-video" data-lang="it">
<blockquote class="twitter-video" data-lang="it">
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ORNELLA VANONI QUEEN. <a href="https://twitter.com/hashtag/SANREMO2018?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#SANREMO2018</a> <a href="https://t.co/Ps78lUlUnK">pic.twitter.com/Ps78lUlUnK</a></div>
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— trashitaliano.it (@trash_italiano) <a href="https://twitter.com/trash_italiano/status/962478467408416768?ref_src=twsrc%5Etfw">11 febbraio 2018</a></div>
</blockquote>
<script async="" charset="utf-8" src="https://platform.twitter.com/widgets.js"></script>
</blockquote>
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L'immensità di questa donna non ha eguali. Vorrei arrivare anch'io alla sua età e ritirare premi a caso con distaccata superiorità. L'altra entrata riempitiva, a notte fonda, è stata quella di <b>Sabrina Impacciatore</b> che ha dato prova di abilità attoriale e disinvoltura nell'accappottarsi sul palco dell'Ariston, inciampando nel tulle della sua ampia gonna.</div>
<blockquote class="twitter-video" data-lang="it">
<div dir="ltr" lang="it">
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Io che cerco di non fare brutte figure. <a href="https://twitter.com/hashtag/Sanremo2018?src=hash&ref_src=twsrc%5Etfw">#Sanremo2018</a> <a href="https://t.co/XTpcuViHIy">pic.twitter.com/XTpcuViHIy</a></div>
</div>
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— trashitaliano.it (@trash_italiano) <a href="https://twitter.com/trash_italiano/status/962473536370761729?ref_src=twsrc%5Etfw">10 febbraio 2018</a></div>
</blockquote>
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Io propongo per l'anno prossimo la conduzione del duo Vanoni-Impacciatore, ci sarebbe davvero da divertirsi. Bene signore, signori e indecisi, anche quest'anno ho fatto il mio dovere nonostante gli impegni familiari e lavorativi. Per cui non mi resta che tornare alla triste vita quotidiana senza Festivàl né vecchie che sobillano le folle. Grazie per avermi letto in tanti.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGoI_9KtuLQjDC8ssfEF7hs_FzPbZrWHoDmxQAW9GWFlWxBns1x9br0RyewkUIHGtVlEyBwNLuEGde0ytBBbrXJOGW9bOS_WQCUAkPDO2_qxeeTiY05FH6guYRhJAPnacm1YDux5Rz53A/s1600/VecchiettaSaltella.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGoI_9KtuLQjDC8ssfEF7hs_FzPbZrWHoDmxQAW9GWFlWxBns1x9br0RyewkUIHGtVlEyBwNLuEGde0ytBBbrXJOGW9bOS_WQCUAkPDO2_qxeeTiY05FH6guYRhJAPnacm1YDux5Rz53A/s640/VecchiettaSaltella.gif" width="640" /></a></div>
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<i></i><br />
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<i><i>Se non lo hai ancora fatto leggi il resoconto della prima serata <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/prima-serata-festival-sanremo-2018.html">Contestatori, vecchie danzanti e follower su Instagram - Prima serata | Sanremo 2018</a>, della seconda <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/seconda-serata-festival-sanremo-2018-pippo-baudo.html">Lui è tornato - Seconda serata | Sanremo 2018</a> e delle terza <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/flashmob-donne-michelle-hunziker-sanremo-2018.html" target="_blank">Tutte le donne di Michelle - Terza serata | Sanremo 2018</a></i></i></div>
<i>
</i></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-65125619284228115322018-02-09T07:21:00.000-08:002018-02-10T03:05:46.977-08:00Tutte le donne di Michelle - Terza serata | Sanremo 2018<div style="text-align: justify;">
Visionare ogni mattina i dati che testimoniano quanti di voi hanno letto queste mie cronache sanremesi mi inorgoglisce, non lo nego. Anche il post relativo alla <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.com/2018/02/seconda-serata-festival-sanremo-2018-pippo-baudo.html" target="_blank"><b>seconda serata del Festival di Sanremo</b></a> ha riscosso un notevole successo (oltre i 2600 lettori , per gli appassionati di numeri).</div>
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Ma i numeri li hanno dati anche sul palco dell'<b>Ariston </b>ieri sera. Faccio <i>mea culpa</i> sul fatto che ieri sera ho guardato il <b>festival </b>in maniera molto precaria complice l'arrivo del Pater in città, impegnato a tenere me e i miei fratelli debitamente nutriti secondo i suoi canoni di alimentazione.</div>
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L'unico momento in cui ho avuto piena autonomia sul volume del televisore, con i valori nel sangue sballati per l'abbondanza della cena appena consumata, ci ho messo un attimo a capire cosa stesse succedendo.</div>
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Scorgo <b>Michelle Hunziker</b> cantando <i>I maschi</i> e poi <i>Bello impossibile</i> di Gianna Nannini vestita interamente di <b>rosa</b>. E già lì dovevo presagire il peggio.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1JMfC2pLmcB382tQefZ9DwtOXt_ntQB6AdlrMxaNLbtEsqxdt3TBWaq5HBD4WjXS4mX8SwVcvcOrb_hsu1z99NnmVdR6wDUxFNdGcoqb2ZRVRZk6ozYhVMEzSYW5Z8Qr4skhcewNOfOo/s1600/16.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1172" height="382" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1JMfC2pLmcB382tQefZ9DwtOXt_ntQB6AdlrMxaNLbtEsqxdt3TBWaq5HBD4WjXS4mX8SwVcvcOrb_hsu1z99NnmVdR6wDUxFNdGcoqb2ZRVRZk6ozYhVMEzSYW5Z8Qr4skhcewNOfOo/s640/16.JPG" width="640" /></a></div>
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A un certo punto la camera inquadra una vrenzola in prima fila che accusa la bionda coconduttrice di aver scelto una canzone che parla di maschi, nonostante lei sia una delle poche <b>donne </b>su quel palco. E qui mi sono detto anvedi com'è sveglia la signora, si è resa conto che in mezzo a venti big in gara ci sono solo quattro donne, che a parte la mitica Andrea Mirò, in passato, non si sono mai viste direttrici d'orchestra e che i vari direttori artistici e presentatori da sempre sono quasi sempre solo <b>uomini</b>. </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwrmZjwnoOP2dGu1gB9HN4RCsfVaogsQwVRJdEvlXbVR2hv_O9198eBiqVK14iX81RntmELb2jyZoMPwt28m6PAMETp_TIwD-kAEg-fFaIx5CbdGmwmHZ2qvVnDHFcELn62meehQdmLiA/s1600/17.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="706" data-original-width="1122" height="402" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwrmZjwnoOP2dGu1gB9HN4RCsfVaogsQwVRJdEvlXbVR2hv_O9198eBiqVK14iX81RntmELb2jyZoMPwt28m6PAMETp_TIwD-kAEg-fFaIx5CbdGmwmHZ2qvVnDHFcELn62meehQdmLiA/s640/17.JPG" width="640" /></a></div>
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Poi interviene un'altra signora seduta dietro alla prima - e lì la puzza di <b>flashmob</b>, trovata vecchia di 15 anni, si è palesata - che inveisce rivolta a Michelle "Ma proprio lei, con tutte le sue battaglie? Almeno avrebbe potuto scegliere delle canzoni con un minimo di coerenza". Sono un po' euforico per la sceneggiata, alla fine dei conti 'sti flashmob fanno sempre il loro sporco effetto, specie se camuffati da contestazioni.</div>
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Spuntano così altre signore da varie poltroncine della platea e attaccano a cantare una strofa de<i> Le donne di Modena</i> di Baccini, partendo proprio dalla strofa che fa: "Le donne di Napoli sono tutte delle mamme, le donne di Napoli si gettano tra le fiamme, le donne di Napoli, Dio, ma che bella invenzione". Eh lì ho detto: O cazzo.</div>
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Parte infatti una playlist con delle canzoni accomunate solo dal fatto di contenere la parola "donna" nel titolo o nel testo. Immagino Michelle che va su internet insieme alla <b>Bongiorno </b>(quella rimasta folgorata dalla lucidità di pensiero di Matteo Salvini, per intenderci) a cercare "canzoni donne belle", anzi no "canzoni belle donne", altrimenti è troppo sessista.</div>
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Così si mettono a cantare <i>Le donne lo sanno</i> di Ligabue e <i>Acqua e sapone</i> degli Stadio (che in un verso dice: "E’ strepitosa donna bambina, donna vedrai, bambina se lo sai! Meravigliosa, stramaliziosa, vieni e vedrai, che cosa sentirai!"), Michelle Hunziker ha un'agnizione. Ha capito, dice, e intona "<b>Oh mia bela madunina</b>", perché in fondo "la madunina è la mamma di tutte le mamme".</div>
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Sì hai capito perfettamente, cara Michelle, perché infatti è quello il messaggio che state mandando. E così si prosegue tutte in coro con <i>W la mamma </i>di Bennato, <i>La donna cannone</i> (per fare atmosfera), per chiudere in bellezza con una canzone che sostiene che basta che un uomo si presenta nelle sere tempestose con delle rose e nuove cose, le donne gli diranno sempre ancora un altro sì. Applausi.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ccv109hApVNW5afFjU10dgzdei47zBRSHfAzEvWcwmz4VUxBs3OM-HHxsfULSri5H7yjCv2AlNQp253S-5xbYlGO7f6Tmn-NfMCOmA2RK9_WXBBJwdV3p5VpT5GsQOQdDX6eWu08jkU/s1600/21.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="826" data-original-width="1240" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0ccv109hApVNW5afFjU10dgzdei47zBRSHfAzEvWcwmz4VUxBs3OM-HHxsfULSri5H7yjCv2AlNQp253S-5xbYlGO7f6Tmn-NfMCOmA2RK9_WXBBJwdV3p5VpT5GsQOQdDX6eWu08jkU/s640/21.jpg" width="640" /></a></div>
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In conclusione Michelle dice che è sempre stato il suo sogno portare la <b>femminilità sul palco dell'Ariston</b>, ed evidentemente la sua idea di femminilità è una donna mamma, preferibilmente devota alla madunina, che dipende dagli uomini al tal punto da riprenderseli in cambio di un mazzo di fiori.</div>
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Beh, questa visione poteva essere innovativa nell'anno in cui ha vinto Sanremo Nilla Pizzi, non nel mondo sottosopra dopo il caso <b>Weinstein</b>. Infine la coconduttrice: "Questa battaglia dobbiamo combatterla tutti insieme, uomini e donne", seppur non si è capito con esattezza a quale battaglia faccia riferimento (fertilità? molestie? violenza? donne in tv?). A nessuno è saltato in mente che molte donne non vogliono o non possono essere madri e per questo non sono mica meno donne.</div>
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Eppure su quello stesso palco pochi minuti prima era salita la bravissima <b>Virgina Raffaele</b> che, pur non essendo madre (pensa un po'), ha fatto strepitosamente il suo lavoro. Anzi, se vogliamo dirla tutta, ha fatto il miracolo visto che è stata in grado di far risultare <b>Baglioni </b>simpatico. A dimostrazione, se ancora una volta ce ne fosse bisogno, che le donne spesso arrivano dove gli uomini non riescono, nonché che gli autori delle altre gag di Baglioni fanno proprio cacare.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglvSJAccxkqhuhuB-K0xkuiysoOtKl0ILcR4T2tEDQOgdbo8rWcC8FJuUh3ZW8F5-vgPcxQMZNT9ihrFbFkGlsFtgVCf-RRKtbBppBTG23AykeqVPI-bX_aWWDF_oH8ZlMfPSsBgUqnVI/s1600/hthythf.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="1067" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglvSJAccxkqhuhuB-K0xkuiysoOtKl0ILcR4T2tEDQOgdbo8rWcC8FJuUh3ZW8F5-vgPcxQMZNT9ihrFbFkGlsFtgVCf-RRKtbBppBTG23AykeqVPI-bX_aWWDF_oH8ZlMfPSsBgUqnVI/s640/hthythf.JPG" width="640" /></a></div>
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Se non lo hai ancora fatto leggi il resoconto della prima serata <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/prima-serata-festival-sanremo-2018.html">Contestatori, vecchie danzanti e follower su Instagram - Prima serata | Sanremo 2018</a> e della seconda <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/seconda-serata-festival-sanremo-2018-pippo-baudo.html" target="_blank">Lui è tornato - Seconda serata | Sanremo 2018</a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-91014469090767448462018-02-08T06:37:00.002-08:002018-02-09T09:27:54.963-08:00Lui è tornato - Seconda serata | Sanremo 2018<div style="text-align: justify;">
I dati di ascolto del giorno dopo sono molto lusinghieri: più di 3000 (tremila/00) persone hanno letto il mio post sulla <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/prima-serata-festival-sanremo-2018.html" target="_blank"><b>prima serata del Festival di Sanremo 2018</b></a>. Quindi che altro dirvi se non: "avete fatto bene!"?</div>
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Ecco, io il mio impegno ce lo sto mettendo tutto, ma invece pare che quelli che dovrebbero reggere le redini della kermesse lo facciano controvoglia. Pater <b>Claudio </b>è sempre lì diviso tra l'assolverci dai nostri peccati e il dirigere il via vai di gente come un vigile urbano. Ed è ormai nota la voglia di lavorare che c'hanno i vigili di Sanremo. <b>Michelle </b>e <b>Pierfrancesco </b>tutto sommato fanno il loro e quando si mettono a ballare o a cantare sono pure piacevoli. Il problema è che dietro le gag si nasconde uno stuolo di autori che andrebbe condotto davanti alla Corte Marziale. Non ci si può davvero aspettare che il pubblico rida davanti a una che canta e perde una scarpa.</div>
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<b>Rosa Trio</b> di certo avrebbe stilato una scaletta più esilarante.<br />
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE6AdDyVE6H8B0tSJX3Y5au2nQ99P2qr2mFKZBLT-WgHAsYPdfwC7HepzbwWb8ev5FWAnfMDQSiBtS3aNxAJwm79AcLBViXxuo8sxIsw_HR4kWuv-OeR5oHWU0YcnQp4LXW-7bp1j8bJc/s1600/tygh.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="707" data-original-width="1218" height="370" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgE6AdDyVE6H8B0tSJX3Y5au2nQ99P2qr2mFKZBLT-WgHAsYPdfwC7HepzbwWb8ev5FWAnfMDQSiBtS3aNxAJwm79AcLBViXxuo8sxIsw_HR4kWuv-OeR5oHWU0YcnQp4LXW-7bp1j8bJc/s640/tygh.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>"Regà, troppa caciara su sto palcoscenico. Dobbiamo pensare alle canzoni"</i></td></tr>
</tbody></table>
<a name='more'></a>La <b>seconda serata del Festival di Sanremo 2018</b> è stata intramezzata dal mio Pater che friggeva patate e funghi e dal chiacchiericcio della famiglia riunita intorno al desco. Quindi ho colto momenti qua e là, tra un fluire di noia inarrestabile. Ma ormai è chiaro che in quest'edizione si è rinunciato quasi totalmente ai colpi di scena, agli <b>ospiti internazionali</b>, alla satira tagliente, restituendo al paese reale quella dose di irrealtà e d'italianità in cui ha bisogno di crogiolarsi. Nessun momento da radical chic di sinistra à la <b>Fazio</b>, nessuna predica democristiana sulla natalità à la <b>Carlo Conti</b>, nessuna volgarità Berlusconiana nelle farfalline argentine degli anni di Pater <b>Morandi</b>. Non si parla di migranti, di fascisti redivivi, di vaccini, e l'irruzione del contestatore a inizio festival pare abbia un po' infastidito tutti, pubblico e organizzatori. Qualche scambio di fiori e occhiolini tra le, pochissime, donne in gara e la coconduttrice è servito per liquidare velocemente l'argomento molestie e #metoo, senza guastare la festa.</div>
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All'ingresso trionfale de<b> Il Volo</b> tutti a spellarsi le mani per questi giovani italiani che ce l'hanno fatta, portando l'onore del made in Italy anche in Ammmerica. E se poi cantano una bella <i>canzone lirica</i> - di Verdi, anzi no, di chi era <b>Nessun Dorma</b>? O era Sole mio? Ah sì, Mozart - tutti sono ancora più fieri del proprio paese.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikjxGUtbPfCSUtkuwQFnEP9NnpWXGjZwRANBFKHBLVmFiVy2LF4nFYp8TsP1uogmCB6bA5BhXynCIu9PUJmoyutIuLODywWnMaoNB0jQJejwY6VJncXywwbUrrujg3OfDvVihn8r9Z9XY/s1600/tyt.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="692" data-original-width="1055" height="418" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikjxGUtbPfCSUtkuwQFnEP9NnpWXGjZwRANBFKHBLVmFiVy2LF4nFYp8TsP1uogmCB6bA5BhXynCIu9PUJmoyutIuLODywWnMaoNB0jQJejwY6VJncXywwbUrrujg3OfDvVihn8r9Z9XY/s640/tyt.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Non esagerare col la confidenza al pubblico italiano</i></td></tr>
</tbody></table>
Oltre ai tre tenorini <b>Sting </b>è l'altro ospite internazionale, arrivato direttamente dalla Toscana dove ormai vive e vendemmia tutti i giorni dell'anno. Ha cantato delle parole a caso in una lingua non sua per ricordarci quanto è bella la nostra cultura italiana.<br />
<br />
Ma il momento più alto della serata, in cui ho zittito Pater e familiari, è coinciso con l'arrivo dell'unico <b>direttore artistico</b> e <b>presentatore </b>possibile per il <b>Festival di Sanremo,</b> Sua Santità <b>Pippo Baudo</b>. Con la sua dentiera ballerina è montato sull'ambone e con la scusa di una lettera aperta all'amatissimo festival, il Pippo Nazionale, patrimonio dell'Unesco, ha dato la merda a tutti quelli che hanno presentato la kermesse dopo di lui.</div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5mhAsS17V8gCgvwADknk3-XkIN3o6zkkEL5-swORqIckAljdlcCZjrqc9W2H53jT3Yfdm1SYY853xCuiyWj1kYFgZbZlX_2nbLrgCMDXdgI4Jmivy86mMd4zTgYdR3k7I4IjVAcjJp8w/s1600/Pippo-Baudo-Sanremo-2018.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="978" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5mhAsS17V8gCgvwADknk3-XkIN3o6zkkEL5-swORqIckAljdlcCZjrqc9W2H53jT3Yfdm1SYY853xCuiyWj1kYFgZbZlX_2nbLrgCMDXdgI4Jmivy86mMd4zTgYdR3k7I4IjVAcjJp8w/s640/Pippo-Baudo-Sanremo-2018.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Spezzerò le reni a Claudio Baglioni!</i></td></tr>
</tbody></table>
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Sono passati sessant'anni dalla prima volta che ha calcato quel palco. Dopo di allora, per mezzo secolo, dovunque si sia girato ha scoperto qualcuno diventato poi famosissimo. La sua commovente lettera faceva più o meno così. "Ero in Romagna e ho incontrato una ragazza che non sapeva pronunciare le zeta, toh, ho inventato <b>Laura Pausini</b>. Applauso. Passavo da Roma e c'era un ragazzo ai bordi di periferia, toh, ho inventato <b>Ramazzotti</b>. Applauso. Poi quell'anno ho ballato su questo palco con <b>Sharon Stone</b>. Applauso. Quell'altro avevo una ragazzina di 15 anni, la bonanima di <b>Whitney Houston</b>. Applauso. Poi, grazie a me, è venuta a Sanremo addirittura <b>Madonna</b>. Applauso. In barba a tutti ho avuto anche il Boss, <b>Bruce Springsteen</b>. Applauso. Poi c'era quella <b>Giorgia </b>che ha vinto qui con <i>Come saprei</i>. Applauso. Pure <b>Elio e le storie tese</b> li ho inventati io su questo palco con <i>La terra dei cachi</i>. Applauso". Entra Michelle e il Pippone continua, a voce sempre più alta: "Anche lei l'ho portata qui io per la prima volta!".</div>
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Al che la dirigenza Rai fa chiamare i paramedici e se lo portano via d'urgenza su una barella. Applauso.</div>
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<i>Se sei arrivato fin qui allora è davvero il caso che tu prosegua con le cronache delle altre serata:</i><b> <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/flashmob-donne-michelle-hunziker-sanremo-2018.html" target="_blank">Tutte le donne di Michelle - Terza serata | Sanremo 2018</a> </b><i>o recuperi quella precedente</i><b> </b><a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/prima-serata-festival-sanremo-2018.html" target="_blank"><b>Contestatori, vecchie danzanti e follower su Instagram - Prima serata | Sanremo 2018</b></a></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-49463827102388298882018-02-07T04:10:00.000-08:002018-02-19T07:37:38.767-08:00Contestatori, vecchie danzanti e follower su Instagram - Prima serata | Sanremo 2018<div style="text-align: justify;">
Signore, signori e indecisi: anche quest'anno giunge a noi il <b>Festivàl della Canzone italiana</b>, la <b>68° edizione</b> del <b>Festival di Sanremo</b>, come una boccata d'aria fresca prima delle ultime settimane di campagna elettorale. Sanremo è quella cosa che arriva inesorabilmente tutti gli anni, come il Natale, un tweet razzista di Salvini o una'immagine photoshoppata di Giorgia Meloni.</div>
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Anche in questa edizione saremo costretti a sorbirci il tormentone di <b>Mina </b>sponzorizzata dalla <b>Tim </b>(kasta!1!). Preceduto da un Prima Festival insignificante, da grafichette e stacchetti anni '90 e da una sigla degna di una qualunque trasmissione di Radio Maria, parte la kermesse diretta e presentata da <b>Claudio Baglioni</b>.</div>
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E infatti entra <b>Fiorello</b>. Meglio, il primo a essere inquadrato è un contestatore salito tranquillamente sul palco, col suo piumino, a chiedere candidamente di poter parlare col procuratore della Repubblica. Fiorello lo tratta forse con eccessiva leggerezza, ma si fa perdonare subito con un doveroso omaggio all'unico e vero salvatore di contestatori e aspiranti suicidi: <b>Pippo Baudo</b>. Che ricordiamolo, nel tempo impiegato da Fiorello a sedare gli animi, avrebbe già trovato una soluzione a tutti i problemi del signore col piumino.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMuK-Miet2CrKTJ7S91j3EWQJPExp6efvOwkP7zXPKWuS7zbmz4wxD5bZ9H51BADoad7tWutXan2DViTRBEQT8ZLiD7hcclvSKr1tx40q1tWUiQTchbCSjTlczCO9AIduB_DKnYwZRINw/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="704" data-original-width="1099" height="409" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMuK-Miet2CrKTJ7S91j3EWQJPExp6efvOwkP7zXPKWuS7zbmz4wxD5bZ9H51BADoad7tWutXan2DViTRBEQT8ZLiD7hcclvSKr1tx40q1tWUiQTchbCSjTlczCO9AIduB_DKnYwZRINw/s640/2.jpg" width="640" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpWr9PxNxr_0SWGXJr6vA53wNyv6WVYcP_LMGkuCWAIPdEFixmSpRclnpK5ZooYrlmXXVMOMe982DsvqxSmNdifL6VlrdFsZnK5KbC6aAjzXrQqgAEJ1XX8pxCWuQIAhAmBDOWWvTmVjQ/s1600/1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="694" data-original-width="1114" height="398" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpWr9PxNxr_0SWGXJr6vA53wNyv6WVYcP_LMGkuCWAIPdEFixmSpRclnpK5ZooYrlmXXVMOMe982DsvqxSmNdifL6VlrdFsZnK5KbC6aAjzXrQqgAEJ1XX8pxCWuQIAhAmBDOWWvTmVjQ/s640/1.JPG" width="640" /></a></div>
<br />
Il confronto con l'originale è impietoso.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0yes0h_F9i1tPyqdfEuD6c_cB9ht0e1BiS_7yjuqYz7yqVcURGhlYGgLArRW2j8dEfLG9vLKm9td-qM7LhRyxXovPNI6VOHPAX-KyL5uuNrmDys9N6TfAHFxUKI5tUCG2O5AqtC5TldY/s1600/pino-pagano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="335" data-original-width="500" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0yes0h_F9i1tPyqdfEuD6c_cB9ht0e1BiS_7yjuqYz7yqVcURGhlYGgLArRW2j8dEfLG9vLKm9td-qM7LhRyxXovPNI6VOHPAX-KyL5uuNrmDys9N6TfAHFxUKI5tUCG2O5AqtC5TldY/s640/pino-pagano.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
Ma torniamo alla serata.<br />
Fiorello si dimostra il mattatore di sempre, non risparmiandosi sui partiti e sulla dirigenza Rai, facendo calare il gelo su Erdogan e le sue purghe contro i giornalisti. Comunque farlo apparire prima di Baglioni è un po' come sparare sulla Croce Rossa perché infatti il resto della serata è stato divertente come una veglia funebre.</div>
<a name='more'></a><div>
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<b>Baglioni </b>esordisce con un testo mandato a memoria che pareva scritto da Nichi Vendola e Renato Zero e corretto da Franco Battiato, ubriaco. Le canzoni sono state paragonate, in senso filosofico, a <i>coriandoli d'infinito, a neve di sogni e a un pugno di riso</i>. Per la noia e la stucchevolezza gli si è ammosciato pure il papillon che non si raddrizzerà mai più per tutto il corso della lunghissima serata.</div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6yX0qQMcW-50DE3RR_82FVN2GMXR9bQltJJSrYox9PBS8iyc1kK_Pm-5R8NaRWUcrUdYj-_DYIHXipyaU_5k8z9Q15lmOc7kqns_BkYBStUPyO84HAvu5cSxHNDPNZTTyT2dDYozVyKA/s1600/4.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="708" data-original-width="1154" height="392" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6yX0qQMcW-50DE3RR_82FVN2GMXR9bQltJJSrYox9PBS8iyc1kK_Pm-5R8NaRWUcrUdYj-_DYIHXipyaU_5k8z9Q15lmOc7kqns_BkYBStUPyO84HAvu5cSxHNDPNZTTyT2dDYozVyKA/s640/4.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Avete presente Renato Balestra?</i></td></tr>
</tbody></table>
Poi arrivano <b>Michelle Hunziker</b> e la sua scollatura di cui tutti i giornali oggi parlano. Ma io l'unica cosa che riesco a pensare è che di Michelle ce n'è una sola e piantava broccoli a Washington fino a qualche tempo fa.</div>
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<iframe allowfullscreen="" class="giphy-embed" frameborder="0" height="100%" src="https://giphy.com/embed/TI8yz4eu34zDO" style="position: absolute; text-align: justify;" width="100%"></iframe></div>
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<a href="https://giphy.com/gifs/happy-dance-michelle-obama-cabbage-patch-TI8yz4eu34zDO">via GIPHY</a></div>
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Quando arriva <b>Pierfrancesco Favino</b> è chiaro a tutti che il Festival sarà di una noia mortale. Hunziker col suo sorriso a denti stretti diventa la presentatrice migliore su quel palco, il che è tutto dire. Ne devi mangiare cereali di sottomarca per arrivare a essere come <b>Milly Carlucci</b>, unica e sola regina del palcoscenico. (Non capisco cosa aspettino a farle condurre un'edizione del Festivàl. Magari sui pattini.)</div>
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<b>ANNALISA</b></div>
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<div style="text-align: justify;">
A un certo punto, se è la quinta volta che ti presenti sul palco dell'Ariston e non vinci una cippa, fattele due domande. Se no fai la fine di <b>Irene Fornaciari </b>(a propostito, qualcuno contatti urgentemente Federica Sciarelli!)</div>
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Devo rimangiare subito quello che ho appena detto su Michelle, perché si permette di sottolineare che le canzoni del Festival sono tutte inedite. Ah Michè, quando tu stavi chiusa a non mangiare con le sette, la gente seria guardava <b>Sanremo </b>già da dieci anni! Ma che ne vuoi sapere tu! </div>
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<b>RON</b></div>
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Fare cantare a Ron una canzone inedita di <b>Lucio Dalla</b> è davvero un colpo basso per noi gente sensibile.</div>
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<b>THE KOLORS</b></div>
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Visto che va così di così di moda intitolano la loro canzone <b>Frida</b>. E noi ci auguriamo si siano tolti quella brutta abitudine di sputacchiare su pubblico e telecamenre.</div>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_fisY8GeLkGPP7WV_h_V4aWZxEsTnrkIdbhztiXnvqY4E5psBHPjSme8LIwcRW_AV7KpyJc8sqRAen3QF0B5QHNpnaG5ezu1dmMRyPpbpR_3vMY1qiSjnjqYyYbGnSZpnNyVnUbG7gI/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="905" height="376" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_fisY8GeLkGPP7WV_h_V4aWZxEsTnrkIdbhztiXnvqY4E5psBHPjSme8LIwcRW_AV7KpyJc8sqRAen3QF0B5QHNpnaG5ezu1dmMRyPpbpR_3vMY1qiSjnjqYyYbGnSZpnNyVnUbG7gI/s640/3.jpg" width="640" /></a></div>
<br /></div>
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<div style="text-align: justify;">
Michelle mentre era rinchiusa a fare strani riti con la sua setta si è persa anche l'avvento dei social e quindi scende in platea tutta contenta, blaterando parole a caso come trend topic e hashtag. Nel caos tira su una signora con una brutta pelliccia sintetica e le fa dire - in MONDOVISIONE - il nome del suo profilo Instagram. Chiara Ferragni si è sentita franare il terreno sotto i piedi.</div>
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<br /></div>
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<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3o27BAKhZLpASh6dw2onFfVwLAQODyfTYRM4_WzjWjNfEq9aUwZt1Z9krWYGl1CXHBte-ndVirH2cUxsOsZlqVnW675EgTpnSLFTF1kpEl-_Qxgzpj7TC0SRB3uexihP9Qv2ct-_CMJA/s1600/5.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="1096" height="411" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3o27BAKhZLpASh6dw2onFfVwLAQODyfTYRM4_WzjWjNfEq9aUwZt1Z9krWYGl1CXHBte-ndVirH2cUxsOsZlqVnW675EgTpnSLFTF1kpEl-_Qxgzpj7TC0SRB3uexihP9Qv2ct-_CMJA/s640/5.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La nuova influencer mondiale risponde al nome di Rosa Trio</i></td></tr>
</tbody></table>
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</div>
<blockquote class="twitter-video" data-lang="it">
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</blockquote>
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Nel momento in cui scrivo ha superato i 17 mila follower su Instagram, fino a ieri sera la seguivano solo gli amici e i parenti. Domani sarà lì a farsi le storie con la Tisanoreica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>GAZZE'</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ci racconta una bellissima favola, da cantastorie qual è. Ma non tutto quello che ci racconta si capisce visti i suoi numerosissimi problemi di pronuncia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Torna Fiorello, così Baglioni può fare la spalla che gli riesce meglio. In fondo lui è cantante non un conduttore, che diamine. Telefonano a <b>Laura Pausini</b> che afona risponde in diretta e le dedicano una canzone. Baglioni emette suoni incerti e ancora una volta tocca a Fiorello reggere la scena. In fondo lui è direttore artistico non un cantante, che diamine.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>ORNELLA VANONI, PACIFICO E BUNGARO</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Questo trio prometteva già bene e ha fatto anche meglio. Al ritornello io già affogavo nelle mie lacrime. E io che avevo avuto il sospetto che Ornella si fosse portata altri due per farsi trascinare barcollante sul palco dopo il sesto gin lemon. Ricordiamo, per correttezza, che Ornella ha 83 anni. Come Silvio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>META-MORO</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Visto che, come sottolinea Baglioni, questo è il festival delle parole, il duo che fa eccitare le ragazzine ha pensato bene di riciclarle da una canzone in gara tra i giovani qualche tempo fa. Così di oggi è la <a href="http://www.lastampa.it/2018/02/07/spettacoli/festival-di-sanremo/2018/a-sanremo-scoppia-il-caso-meta-e-moro-rischio-squalifica-per-il-duo-SrYVP4aqhkYQW0qpgI4M7J/pagina.html" target="_blank">notizia</a> che rischiano la <b>squalifica</b>. La giusta punizione per la ridondante lezioncina didascalica sul <b>terrorismo </b>che ci hanno presentato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>MARIO BIONDI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Chissà se lo affittano per i matrimoni?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>FOGLI-FACCHINETTI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Arrivano due uomini soli dei <b>Pooh </b>e cantano <b>Uomini soli</b>, per coerenza. Con un eccesso di recitazione sul finale per sopperire alla mancanza di voce.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDzJtf8arRMOHd1R6Ao__7yRndHP5Cu2bL3BHS_cxt4rc1WRz3oaI7-CK5O1M74eYl_mwM_QUDL5WdsTrecwSDdD1UI3XrureGNr6makhboSGx-BBnbEDjTQyy4AdqQ278jYjUAxGg2Qk/s1600/6.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="1190" height="379" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDzJtf8arRMOHd1R6Ao__7yRndHP5Cu2bL3BHS_cxt4rc1WRz3oaI7-CK5O1M74eYl_mwM_QUDL5WdsTrecwSDdD1UI3XrureGNr6makhboSGx-BBnbEDjTQyy4AdqQ278jYjUAxGg2Qk/s640/6.JPG" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Too much</i></td></tr>
</tbody></table>
<b>LO STATO SOCIALE</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo la scimmia nuda balla, la vecchia nuda contorsionista.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ib-vvPHT9XQPA8oVC0xhILe-W-lZMn8z40iGwcVLPv-zLb5BzxdWtHUcdr6ThGgLuRlkN2R4WqV3L6e2d2GImANoJI7GvTv-Dlo0y8OTbXJz_QwmVbvVxghRoNa43pTv3tmrfBOJR68/s1600/7.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="716" data-original-width="1245" height="368" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ib-vvPHT9XQPA8oVC0xhILe-W-lZMn8z40iGwcVLPv-zLb5BzxdWtHUcdr6ThGgLuRlkN2R4WqV3L6e2d2GImANoJI7GvTv-Dlo0y8OTbXJz_QwmVbvVxghRoNa43pTv3tmrfBOJR68/s640/7.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6pD4qkhS2i3UNdqBY2JgwU52xrE4Kaw0JQ1P_1-zcI5rUKBZvakAWGNQO4syemKL1eFtaW-ddcIldVqB7JE4eXnLsPIiR42_bwsLBkVjFAvKIabceYwdiyiNL_uCWtBlDp05SmsiSNNc/s1600/8.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="714" data-original-width="1184" height="384" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6pD4qkhS2i3UNdqBY2JgwU52xrE4Kaw0JQ1P_1-zcI5rUKBZvakAWGNQO4syemKL1eFtaW-ddcIldVqB7JE4eXnLsPIiR42_bwsLBkVjFAvKIabceYwdiyiNL_uCWtBlDp05SmsiSNNc/s640/8.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt8naIv_pPRSm_W7-Xjum3cBjQEyECKmnE4t5gRcFgd4a-dyW-6z7yyNA475tHOq1dj2sKmUBPPzW3MoA1AUBATgaP7__g4szZTOBZnc-YaQL5_Ff7hXsRsK2HT7ugcaV4xM1OXKz2Www/s1600/9.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="706" data-original-width="1235" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjt8naIv_pPRSm_W7-Xjum3cBjQEyECKmnE4t5gRcFgd4a-dyW-6z7yyNA475tHOq1dj2sKmUBPPzW3MoA1AUBATgaP7__g4szZTOBZnc-YaQL5_Ff7hXsRsK2HT7ugcaV4xM1OXKz2Www/s640/9.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Hunziker canta Mina, Favino fa un <b>medley </b>ed è ormai evidente che tutti, ma proprio tutti, cantano meglio di Baglioni stasera.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>NOEMI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Porta di nuovo <i>Sono solo parole</i>, sperando che stavolta sia quella buona.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>DECIBEL</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Ruggeri </b>e il suo gruppo d'esordio si presentano sul palco come degli alieni dotati di strani occhiali da sole e parlanti una lingua sconosciuta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_rGDNZC4EHuuFO2mTvJvuiBiDQrEjUJr4j2VUqWP2s_KGkpNqDZNcKmTElU5iJYvgX-Rl1kTbARekTdzHhTfqVFSAgo7E3vemNBuxN5tp64QGCsf-T1e3xCGHnRAoMTfbhTQnMxaLEHA/s1600/10.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="1276" height="354" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_rGDNZC4EHuuFO2mTvJvuiBiDQrEjUJr4j2VUqWP2s_KGkpNqDZNcKmTElU5iJYvgX-Rl1kTbARekTdzHhTfqVFSAgo7E3vemNBuxN5tp64QGCsf-T1e3xCGHnRAoMTfbhTQnMxaLEHA/s640/10.JPG" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>ELIO E LE STORIE TESE</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Forse non gli bastavano tutte le markette, da Oreo a X Factor, perché nonostante l'annuncio del loro scioglimento ieri sera sono saliti sul palco dell'Ariston per l'<i>Arrivedorci</i> definitivo ai loro fan. Con la <i>Canzone mononota</i> avrebbero chiuso con più dignità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>CACCAMO</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Perfettamente sanremese quindi lascia parecchio a desiderare. Ritorna più preparato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>RED CANZIAN</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma sentivamo davvero l'urgenza di Canzian e delle sue palandrane?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>LUCA BARBAROSSA</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Sono le 12 passate e sto Rugantino non ce lo meritavamo proprio, al netto di cotanta fedeltà al Festival. Baglioni questa me la segno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
OSPITE INTERNAZIONALE</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Morandi</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Già.</div>
<div style="text-align: justify;">
Annuncia di aver fatto un disco di canzoni d'amore d'autore.<br />
E quindi ha chiamato Tommaso Paradiso, quello dei The Giornalisti (ma quindi non dovrebbe stare in Sala Stampa, freddura), quello che si eccitava guardando le poppe delle ragazze di Riccione, di Riccione. D'amore, sì.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>DIODATO E ROY PACI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Bellina ma il pubblico non li premia perché sono solo bravi e poco social.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>NINA ZILLI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Scappata dall'altare a pochi passi dal sì. E ci poteva restare visto che porta una canzone abbastanza schifosa cantata male.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3NB9AVcor83DQIItZHHRp3xaCSzFl-vm-eg87srNW0TiFRkKMrQ-q6-JUclwGx7roCJ7n-mbr7nfv9vNUsXVUZYfaH4vTpRqdE8EbyWRV98f_Qd9r2Mwtv6nCUFaMIZn9KBRijpPQVDo/s1600/11.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="1053" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3NB9AVcor83DQIItZHHRp3xaCSzFl-vm-eg87srNW0TiFRkKMrQ-q6-JUclwGx7roCJ7n-mbr7nfv9vNUsXVUZYfaH4vTpRqdE8EbyWRV98f_Qd9r2Mwtv6nCUFaMIZn9KBRijpPQVDo/s640/11.JPG" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi visto che è solo l'una e la gente da casa e in platea sta stramazzando al suolo, Baglioni fa giusto due "canzoni per riempire". Dice lui. E sbuca <b>Stefania Sandrelli </b>da un angolo che prova a cantare ma non riesce a emettere alcun suono.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha_ZeAFa21qWZxoMZd4J3DRi8UYSFD8dXC6jy9gXezMjscTbm8su7mjMjEPZ7zpg1BJp_DJBsqg_wyVN_xRftNLJNiB2_kgbeELph3i6PLhmKX2ZbW-lYyYdQoExbPJiVhHO6688rOy8Q/s1600/12.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="711" data-original-width="1169" height="388" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha_ZeAFa21qWZxoMZd4J3DRi8UYSFD8dXC6jy9gXezMjscTbm8su7mjMjEPZ7zpg1BJp_DJBsqg_wyVN_xRftNLJNiB2_kgbeELph3i6PLhmKX2ZbW-lYyYdQoExbPJiVhHO6688rOy8Q/s640/12.JPG" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E poi tutto il cast del film di <b>Muccino </b>per una markettona indegna a quest'ora. E poi ci lamentiamo che i pop-up della pubblicità sui siti sono invasivi? Forse non avete visto com'è ridotto <b>Massimo Ghini</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrJ3vY_Fl40ZF6DVbVMIqiG05SC9Y_O_FgKPCjFhyphenhyphenyC6oFHK_SkEXy7DGMQUTRcF87dqM8fwOIribZiLIJEhxxGHL6VtaiUotQ8hbHoSLi3Wg9F6tS2DXTBh9NrtEQMyvtTGLbf-26CMw/s1600/13.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="709" data-original-width="1244" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrJ3vY_Fl40ZF6DVbVMIqiG05SC9Y_O_FgKPCjFhyphenhyphenyC6oFHK_SkEXy7DGMQUTRcF87dqM8fwOIribZiLIJEhxxGHL6VtaiUotQ8hbHoSLi3Wg9F6tS2DXTBh9NrtEQMyvtTGLbf-26CMw/s640/13.JPG" width="640" /></a></div>
<br /></div>
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<b>RENZO RUBINO</b></div>
<div style="text-align: justify;">
A priori è uno dei miei preferiti però la devo riascoltare perché all'una e mezza di notte non è che mi senta proprio <b>Caterina Caselli</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>AVITABILE-SERVILLO</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Per fortuna che siamo in fascia protetta.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW-tbc2TWY-WxPuoz-xn-UHJm2LPXuEdkz3G1sXqWY1MkGOJzBXhlx9eUZvOhHL6KMHeTS83FMb4tLYmkjJQxchIBnjpMgNKwNgpURbWq1uwb1g9jVepR43uck-GC5eA23qTh1H-Xl0OY/s1600/14.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="1142" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW-tbc2TWY-WxPuoz-xn-UHJm2LPXuEdkz3G1sXqWY1MkGOJzBXhlx9eUZvOhHL6KMHeTS83FMb4tLYmkjJQxchIBnjpMgNKwNgpURbWq1uwb1g9jVepR43uck-GC5eA23qTh1H-Xl0OY/s640/14.JPG" width="640" /></a></div>
<br /></div>
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<b>VIBRAZIONI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Mah, sembrano sempre loro, bravini, ok, ma qui sta per sorgere il sole ed è meglio andare a dormire.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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I dati di oggi dimostrano che ieri sera c'è stato un boom di ascolti e io non riesco a convincermi che possa essere andata meglio della <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2017/02/sanremo-2017-prima-serata-uomini-forti.html" target="_blank">prima serata dell'anno scorso</a> con il re e la regina di Rai e Mediaset messi insieme.</div>
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<i><br /></i><i>Se sei arrivato fin qui allora è davvero il caso che tu prosegua con le cronache delle altre serata: </i><a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/seconda-serata-festival-sanremo-2018-pippo-baudo.html" style="font-weight: bold;" target="_blank">Lui è tornato - Seconda serata | Sanremo 2018</a><b> </b>e<b> <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2018/02/flashmob-donne-michelle-hunziker-sanremo-2018.html" target="_blank">Tutte le donne di Michelle - Terza serata | Sanremo 2018</a></b><br />
<div class="post-header" style="background-color: white; color: #010101; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: 16.2px; line-height: 1.6; margin: 0px 0px 1.5em; text-align: start;">
<div class="post-header-line-1">
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</div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-9101446909076744846" itemprop="articleBody" style="background-color: white; color: #444444; font-family: Georgia, Century, serif !important; font-size: 19px !important; font-stretch: normal !important; font-variant-numeric: normal !important; line-height: 30px !important; position: relative; text-align: start; width: 676px;">
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-55147561025144911752017-10-03T07:06:00.000-07:002017-10-03T07:35:19.400-07:00I parenti 'mericani<div style="text-align: justify;">
Ieri era la <b>festa dei nonni</b> e ho chiamato la mia per farle gli auguri. Ogni anno, da quando è stata istituita questa ricorrenza, fa finta di meravigliarsi che ci ricordiamo di chiamarla. Si finge sorpresa, ma io so che le fa piacere sentirsi festeggiata. Dice che ai suoi tempi il <b>2 ottobre </b>si festeggiavano gli angeli custodi, non i nonni, ed è evidente che gongola per questa sottile allegoria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Mi ha raccontato che in casa ha come ospite una nipote 'mericana dell'<b>Australia</b>. Tutti i <b>parenti emigrati </b>all'<b>estero</b> per mia nonna sono 'mericani. In questo caso si tratta della figlia di sua sorella che praticamente non vede da quando è partita per la terra dei <b>canguri</b>, mezzo secolo fa. Lei non la trova una cosa troppo anomala, io non riesco a capacitarmi del fatto che fratelli e sorelle si separino con la certezza di non rivedersi mai più.</div>
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<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" data-original-height="520" data-original-width="950" height="350" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4A1e2oa1UkL6n14Mwkc5n6l_0f_kW_dRX0IOsD7e8IB-WSpDWYmFpB3OHIsCjfb9AyjtkOqjuOfq0gNRirF_58WR2Usb39BY1YYIxviIGw7zJBRcLFOYyZjEhyphenhyphenJJ4E1dRzQnbTBMt3gM/s640/emigranti+italia+america+australia.jpg" width="640" /></div>
<br /></div>
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<a name='more'></a>Sua nipote di sessant'anni in visita nella sua terra natale spende quasi tutti i giorni a disposizione nel <b>vecchio continente </b>per andare a salutare parenti sparsi qua e là. Il più delle volte la visita si risolve in un passaggio davanti alle lapidi del cimitero, o a un anziano bloccato su una sedia a rotelle, o a parenti di una generazione successiva, in pratica estranei. O se si è fortunati ci si trova difronte a mia nonna, che seppellirà 'taliani e 'mericani.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Mi sono venute così in mente le passate venute dei miei <b>parenti 'mericani</b>, quando loro erano più giovani e quando anche noi ce la passavamo meglio. Ogni visita di quegli sconosciuti con un po' del nostro sangue diventava una vera e propria festa. La loro permanenza eccitava anche gli animi degli adulti e a noi bambini questa cosa sembrava un Natale in anticipo e ci faceva provare l'euforia per le giostre alla festa del Santo patrono. Si organizzavano pranzi e cene, scampagnate in montagna e gite al mare; nessuno era troppo impegnato a pulire la casa o a fare la spesa, nessuno aveva il mal di testa domenicale. Si facevano passeggiate tra i vicoli del paese nel cuore della mattina, si andava a prendere il gelato seduti in piazza. Lussi mai sperimentati prima.<br />
Nella mia casa natale conserviamo numerosi VHS recanti un'etichetta con il nome del parente e l'anno della sua venuta che ci rammentano di un tempo in cui siamo stati felici.<br />
Almeno fino a quando il videoregistratore non smetterà di funzionare.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-11074183577027327692017-09-08T03:27:00.003-07:002017-09-08T03:31:50.760-07:00Padroni e paghette<div style="text-align: justify;">
Stanotte ho fatto un sogno strano. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ero in una sorta di ritrovo di <b>giovani comunisti </b>- tra circolo Arci e centro sociale - e questi facevano i gradassi usando parole come lotta di classe, <b>rivoluzione</b>, meritocrazia, padroni. </div>
<div style="text-align: justify;">
Si sprecavano le sigarette, le canne e gli orecchini al naso. </div>
<div style="text-align: justify;">
Piccato, li ho interpellati uno a uno chiedendo che lavoro facessero e come si mantenessero. </div>
<div style="text-align: justify;">
Uno a uno: e tu? e tu?<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Esce che uno fa la triennale, a 29 anni. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro studia cinema e io genitori gli passano un fisso mensile. </div>
<div style="text-align: justify;">
Una è appena tornata da Londra dove ha passato un anno da una famiglia amica dei suoi, medici e Lions. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi mi sono svegliato e sorriso per quanto so essere bacchettone pure nei sogni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>ALERT</b>: tra una rivoluzione e un'altra, non scordiamoci che in Italia è tornato il <b>fascismo</b>, vivo e vegeto, e ci ha sorpresi occupati a indignarci per la <b>pubblicità dei Buondì Motta</b>. Magari evitiamo di fare come l'ultima volta, che lo sappiamo com'è andata a finire.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8z7EaVqj4fmOuWrMP5HoHwYYrEGtXAAAfpAT0SX5D-pwmPrEt2CwGi833_IAptJpC1UP49D4GOd4TY9Hq_aV0Dh7Hj5HtELyK7j4S-erKWZG-r1NsPggD2bhA-8x024r6ZfBufg2G128/s1600/1430502895-no-global.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="915" data-original-width="1600" height="366" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8z7EaVqj4fmOuWrMP5HoHwYYrEGtXAAAfpAT0SX5D-pwmPrEt2CwGi833_IAptJpC1UP49D4GOd4TY9Hq_aV0Dh7Hj5HtELyK7j4S-erKWZG-r1NsPggD2bhA-8x024r6ZfBufg2G128/s640/1430502895-no-global.jpg" width="640" /></a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-74331318586164819332017-09-01T07:19:00.000-07:002017-09-01T08:12:26.246-07:00Trent'anni e non sentirli - [Vita e morte delle aragoste]<div style="text-align: justify;">
Antonio e <b>Vincenzo Teapot</b> si frequentano dal liceo, poi diventano coinquilini a Roma negli anni dell'Università, fanno il classico viaggio in Spagna a base di sangria, Licor 43 e <i>botellon</i>, condividono amici e fidanzate, eppure non sanno niente l'uno dell'altro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img alt="Vita e morte delle aragoste, Nicola H. Cosentino" border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglt3fWvqnk9AkZ2isPHwSVi6MlGm1wX-VSj0Hq_PptGJSCcbBxfnCb1bZjgno60cYbXbbyAUiCqpW-J7NpkQsMhg33YHEf1jXYE_4UZ9OYlII_C2L0UVgLqkMXqaOeDob0e48GgzCWIIA/s640/vita-e-morte-delle-aragoste-nicola-cosentino.jpg" title="Vita e morte delle aragoste, Nicola H. Cosentino" width="640" /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Un po' come <b>Elena Greco</b> e <b>Lila Cerullo</b>, Antonio vede Vincenzo attraverso la lente dell'ammirazione incondizionata ma quest'ultimo non sembra farci caso, impegnato com'è a evitare il fallimento nella vita. Vincenzo (una specie di <b>Palomar </b>calviniano degli anni 2000) è talmente idealizzato da Antonio, che quest'ultimo si compiace pure della sua bellezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fanno parte di una generazione di borghesi senza grossi problemi economici, ma con evidenti difficoltà a interpretare la vita. Nel racconto a ritroso e disordinato della loro amicizia, Antonio, che narra, si ricorda che Dragonstea Din Tei suonava in un preciso momento, che qualcuno possedeva un Nokia 7230, che lui fumava solo Lucky Strike in un dato periodo. Negli anni si passa, con esattezze geografiche e cronologiche, dall'aeroporto di Lamezia Terme a Siviglia, c'è la Sila e Firenze, ci sono le strade di <b>Roma </b>e i viaggi in car sharing e Italo. </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
In questi stessi anni, di contro, si manifestano lacune e inadeguatezze, nella vita come nel resoconto della stessa. <b>Antonio e Vincenzo </b>non sanno cosa dire al loro amico devastato per la morte del fratello, non hanno rapporti coi colleghi del lavoro, non sanno comunicare con donne più intraprendenti di loro e finanche le memorie legate alla perdita della verginità sono avvolte nella nebbia. Nemmeno sorprendere Vincenzo sul bordo della balaustra del terrazzo fa risvegliare Antonio dalla sua paralisi emotiva e dalla sua sfocata capacità d'interpretazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Escono fuori due personaggi costantemente impegnati a essere qualcosa o qualcuno, piuttosto che trovare qualcosa o qualcuno per cui vivere. Sempre vicini, ma irrimediabilmente lontani. Nell'unica volta in cui si parlano davvero si materializza infatti la fine della loro amicizia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Vita e morte delle aragoste</b></i> è il resoconto di una generazione che ha sfornato ragazzi ma non ha spiegato loro come diventare adulti, di un'<b>amicizia</b> idealizzata e non vissuta. Una malinconica non-storia sulla precarietà dei legami scritta magistralmente. Ogni parola è dove ci si aspetta che sia nella prosa di <b>Nicola H. Cosentino</b>, che già avevamo avuto modo di apprezzare nell'esordio <i><b>Cristina d'ingiusta bellezza</b></i> (Rubbettino 2016) e nelle incursioni sulla rivista letteraria <b>Colla.</b></div>
<div style="text-align: justify;">
A <b>Pastrengo </b>e <b>Voland </b>il merito di averci fatto conoscere Vincenzo Teapot, sin dal giorno in cui ha visto infrangersi la <b>teiera </b>e la sua vita ha cominciato ad andare in frantumi. </div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-large;">"Ognuno soffre a modo suo, ed è la gravità di questa sofferenza, non la sua ragione, che conta". </span></i></blockquote>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-28622796431101998892017-07-17T03:54:00.000-07:002017-07-18T08:16:14.729-07:00La Guarimba ci salverà - Intervista a Giulio Vita<div style="text-align: justify;">
<i>Un Festival esplosivo e rivoluzionario: il cortometraggio e l’arte alla portata di tutti, gratis. Un’impresa che si ripete per il quinto anno consecutivo nonostante l’odissea della burocrazia. <b>La Guarimba</b>, prima di essere un festival internazionale, è il sogno di <b>Giulio Vita</b>, <b>Sara Fratini</b>, <b>Nancy </b>e<b> El Tornillo</b> <b>De Klaus</b> e di centinaia di volontari. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img alt="guarimba festival" border="0" data-original-height="555" data-original-width="1500" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdQO3ljwaK10Ce7KrW_5Y8A5on1v3gRE802cv3kdnWTHjH3AV9E1mxdg4CH_0mJfpmpSyPK9I-ocOqpTld4hFE7izhk4X_CX9h0tqvJpaWeCdelO4nIdqOPxbcjbyURXUu-ZnJuFYSXVU/s640/La+Guarimba+V_artwork.jpg" title="guarimba festival" width="640" /></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni anno ad agosto <b>Amantea </b>(CS) diventa un microcosmo di cortometraggi, illustrazione e confronto grazie a <b>La Guarimba International Film Festival</b>. L’idea folle del collaudato gruppo di esperti e volontari è di portare la gente al cinema e il cinema alla gente, nella terra “dove tutto è possibile”. Abbiamo fatto due chiacchiere con Giulio Vita, vulcanico direttore artistico calabro-venezuelano, per capire come si fa a fare innovazione sociale senza rendersene conto. </div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Cosa ci fa un venezuelano in Calabria? </b></div>
<div style="text-align: justify;">
Sono nato e cresciuto in Venezuela ma le miei radici sono nel Sud Italia. Quando studiavo giornalismo a <b>Caracas</b>, nel 2007, fui arrestato durante una manifestazione contro il governo, torturato e accusato di <i>guarimba</i>, che vuol dire <i>casino</i>. Due anni dopo sono stato sequestrato perciò ho capito che era arrivato il momento di cambiare aria (<i>ride</i>). Mi trasferisco così a <b>Madrid </b>a studiare Cinema e incontro Sara (Fratini, <i>ndr</i>) una bravissima illustratrice, la mia compagna. </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>E cosa c’entra la Calabria in tutto questo? </b></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo la laurea abbiamo realizzato che trovare un lavoro nel nostro campo sarebbe stato molto difficile, così ce lo siamo inventati. Nel 2012 ci siamo trasferiti ad <b>Amantea</b>, dove abitano i miei nonni, e abbiamo dato vita al festival. Nel frattempo abbiamo scoperto che <i>guarimba </i>vuol dire anche <i>posto sicuro</i> nella lingua degli indios venezuelani. Ci è sembrato perfetto!<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzny26reIrN_dbfY7irvemufjmzmUvW1Hzt3PEeFACKVus5TCmSsR6A-s_n9ufjeZ0IYp0Ji8UmHeWqEvDMEho4NC-aU9vNQm0a0c-GQUIcRjIYBB5ellkiYjDcBV5-goSHnGL77_RIxE/s640/sara+e+giulio+guarimba.jpg" width="640" /></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Che impatto ha avuto questa idea su una cittadina di 14mila abitanti?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Amantea aveva tre cinema fino a poco tempo fa, quando siamo arrivati noi nessuno. Abbiamo restaurato un cinema all’aperto di quasi mille posti, riverniciando tutte le sedie una per una. Per cinque giorni nel mese di agosto, da cinque anni, il nostro festival offre alla gente cortometraggi, documentari e conferenze totalmente gratis. Il nostro obiettivo è <b>fare accostare chiunque a quest’arte</b>, anche e soprattutto chi non ha cultura cinematografica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Che risposta avete avuto?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Si è creato un pubblico di affezionati che ogni anno segue in maniera costante i nostri appuntamenti. Molto bella la presenza delle persone anziane che si sono riappropriate di un rituale che faceva parte della loro cultura; fa riflettere invece la quasi assenza dei giovani del luogo, anche di quelli che studiano cinema. Mi piacerebbe sapere cosa fanno nel tempo libero. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Fai ironia?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
No davvero. La Guarimba riesce a portare in <b>Calabria </b>ogni anno decine di volontari da ogni regione d’Italia, alcuni perché interessati alle proiezioni e agli ospiti internazionali, altri perché amano capire e contribuire alle dinamiche organizzative di un festival del genere. Nel resto dell’anno riceviamo inviti in Italia e nel mondo per raccontare il nostro progetto, mentre qui ad Amantea abbiamo difficoltà anche ad avere il patrocinio gratuito del Comune. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i>Nemo propheta</i> in patria vale nel vostro caso?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Io mi sento molto legato a questa terra e credo che questo progetto possa servire anche a far vedere la Calabria con occhi nuovi. Le difficoltà italiane qui, è vero, sono amplificate: infinite trafile burocratiche, bandi in ritardo, sponsor che non vogliono investire, etc. <b>Sam Morrill</b>, <i>curator </i>di <b>Vimeo</b>, ha tenuto qui la sua prima conferenza europea e ritorna a La Guarimba ogni anno: se fosse stato ospitato a Milano ne avrebbero parlato tutti i giornali e le Tv, a me chiedono se abbiamo avuto intimidazioni mafiose. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Certo vi siete scelti una missione ardua, ma avrete di sicuro delle soddisfazioni? </b></div>
<div style="text-align: justify;">
Più di quante avremmo mai immaginato. Innanzitutto si è creata una straordinaria famiglia di volontari e curatori: viviamo in simbiosi per molto tempo e progettiamo numerose attività anche durante l’anno. Poi il calore degli ospiti internazionali che tornano di edizione in edizione. Un esempio su tutti: lo sponsor che ci offre lo <b>schermo gonfiabile di 12 metri</b> ce lo porta ogni anno dall’Austria in macchina, si occupa dell’istallazione e poi resta con noi per tutta la durata del festival. E ovviamente la presenza del nostro pubblico che si mette in gioco anche con corti non semplici.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" data-original-height="811" data-original-width="1200" height="432" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi576qGXV6Le4kLJjkRuOCQeBcLzDLf1vxHpwjNSlPgR6ktnzgfMAXv6nha46WiesUU5wQb1Z4fxo2AMwhBViKndyb5ldWTfoRjTBhrnZZNHmpmqDcD_Y5raEkH5It9tIfZjkg7vviElzk/s640/La+Guarimba_Amantea.jpg" width="640" /></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Anticipazioni dell’edizione 2017?</b></div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo ricevuto 898 cortometraggi da tutto il mondo e la rosa finale include lavori di ogni continente. Alle sezioni di fiction, animazione e documentario quest’anno affiancheremo i videoclip musicali. Il <i>fil rouge </i>sarà la propaganda durante la guerra fredda e in giuria, tra gli altri, avremo <b>Claudette Godfrey</b> (USA), Coordinatrice di Programmazione del <b>SXSW</b>. Verrà a trovarci l’amica Cristiana Dell’Anna di Gomorra 2 e ospiteremo la premiere del corto di <b>Daisy Jacobs</b>, candidata agli Oscar. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
LA GUARIMBA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - Torna dal 7 all’11 agosto ad Amantea (Cs), la Guarimba Film Festival con il meglio del <b>cortometraggio </b>e dell’<b>illustrazione internazionale</b>. Quattro sezioni, un tema, cinque giurati d’eccezione. Tra le novità della V edizione: l’ingresso dell’Africa nella competizione, la collaborazione di Unicef Italia, la presentazione della video-libreria che il festival dona alla città e la conferenza di <b>Sam Morrill</b> su VIMEO ON DEMAND. In mostra le locandine de La Guarimba firmate da artisti internazionali, a cura di <b>Sara Fratini</b>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://www.laguarimba.com/">www.laguarimba.com</a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
[Articolo pubblicato nel <a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/dezp/#p=76" target="_blank">numero #80</a> di luglio della rivista <b>WU magazine</b>]
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-73981873575102384622017-06-15T04:11:00.001-07:002017-06-27T03:32:09.312-07:00L’angelo custode è un trapezista <div style="text-align: justify;">
Un forte odore di trifoglio e rosmarino si spande sul limitare di una giornata rovente: è la fragranza che le <b>stelle cadenti</b> portano nella notte di San Lorenzo fino alle narici dei sette protagonisti dell’ultimo <b>romanzo </b>di <b>Domenico Dara</b> – <b><i>Appunti di meccanica celeste</i></b> (Nutrimenti), candidato allo Strega 2017 – intenti a esprimere desideri senza esserne troppo convinti. </div>
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<img border="0" data-original-height="630" data-original-width="1200" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw5EGpcyU0g8Y0F-fai8j5VY79C2vS6cFpoKSS6MP7gQ1pY-_fkJmJYRNPZWgTp27bGxTN8IePWMOCcDnTkKPvwW0STHq_dl10oThk3B0r6N3YUE0CO1ujbibiB1eZtOqssjwcKYfc034/s640/appunti-meccanica-celeste-domenico-dara.jpg" width="640" /></div>
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Sette anime sperse nel comune reale e insieme immaginario di <b>Girifalco</b>, provincia di Catanzaro, noto solo per il suo manicomio. Lì viveva anche il postino di <b><i>Breve trattato sulle coincidenze </i></b>(esordio di Dara e finalista al Calvino 2013) che sbirciava tra le lettere di compaesani e, forte di una innata dote calligrafica, spesso ne modificava il destino. Conosciamo <b>Lulù</b>, il pazzo buono che “suona le foglie” nella perenne attesa della madre che lo porti via dal manicomio; <b>Archidemu</b> il filosofo stoico, turbato a vita dalla sparizione nel nulla di un fratellino e <b>Venanzio</b>, il sarto epicureo che creduto “ricchiuna” sfoga la sua abbondante ars amatoria con tutte le donne del paese, senza mai riuscire ad amarne una; poi ci sono <b>Cuncettina </b>“a sicca”, che vive la sua sterilità come una condanna sociale (acuita attraverso la lente di una non codificata depressione) e il piccolo <b>Angelino </b>“u biondu”, che invece il padre non l’ha mai conosciuto e, come Rosso Malpelo, si attira l’odio e gli scherni dei compaesani per una cioccia di capelli bianca; infine <b>Malarosa</b>, la cattiva, che spende le sue giornate tra le puntate di Beautiful e le maledizioni verso colei che le ha rubato l’unico pretendente della sua vita, <b>Rorò </b>“la venturata”, unico personaggio baciato dal fato che s’immolerà, inconsapevolmente, per la fortuna di qualcun’altra. </div>
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Sette personaggi in cerca di redenzione, da una vita che scorre in equilibrio inesorabile tra perdizione e morte (quasi fosse scritto nel loro destino di girifalchesi, paese delimitato da una parte dal manicomio e dall’altra dal cimitero). Affascinati da quella meccanica celeste che regge il mondo, <b>la notte del 10 agosto</b> decidono che tanto non hanno niente da perdere nell’esprimere l’ennesimo desiderio di salvezza. Il giorno dopo sbarca in città un inatteso e mastodontico <b>circo</b>, un evento paragonabile forse solo ai festeggiamenti dedicati alla Madonna Assunta e a San Rocco. Ai nostri sventurati le stelle hanno assegnato trapezisti, lanciatori di coltelli, domatori di leoni, equilibristi e contorsionisti, per svelargli che la vita concede a tutti una seconda opportunità. </div>
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L’ottavo protagonista del romanzo è senza dubbio il <b>linguaggio</b>, un impasto di costrutti dialettali, elucubrazioni filosofiche, racconti di saggezza popolare, postulati di meccanica e storie di emigrazione. Illustri precedenti possiamo rintracciarli nel miscuglio col veneto di <b>Luigi Meneghello </b>(che però aggiunse note esplicative) o nel siciliano di <b>Stefano d’Arrigo</b> (che litigò con il suo primo editor, <b>Vittorini</b>, a causa della “cretina pazzia” dell’aggiunta di un glossario). Niente appendici per gli <i>Appunti</i>: Dara fornisce al lettore (anche non dialettofono) tutti gli elementi necessari alla comprensione, a patto che questi abbia voglia di mettersi in gioco. Un po’ come c’è bisogno di fare nella vita.</div>
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[Una versione ridotta di questo articolo è uscita sul n.23 (9-15 giugno 2017) del settimanale <b><a href="http://www.nutrimenti.net/public/Schermata%202017-06-11%20alle%2011.09.51.png" target="_blank">pagina99</a></b>]</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-76959266744479136382017-04-28T09:11:00.000-07:002017-04-29T02:59:55.756-07:00Intervista a Chiara Riva: “Lettere, digitale e social vivono bene insieme ” <div style="text-align: justify;">
Fino a tre anni fa non sapeva neanche cosa fosse la <b>calligrafia</b>, ma dopo aver frequentato un corso di <b>type design </b>è rimasta stregata dai caratteri. Così la ventinovenne <b>Chiara Riva</b> ha cominciato ad approfondire la storia di quelle lettere sui tasti dei computer e degli smartphone e in un anno ha seguito oltre dieci corsi di scrittura. “La calligrafia è diventata subito come una droga, non ne avevo mai abbastanza”. Formazione da graphic designer ha sempre lavorato in agenzia o come freelance. </div>
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<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="chiara riva" border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcjBd3wM9PbQd21PkHXILcx8xEjUCdXkNUImxc6Odlf-HYato3-Ilm39jV6t4n99IlFE_0nzhpj12hGVwiNbPmHPj_GP6W65VyTab6og5_qUK0bH9L1Ak0VvCZ4EwvcNP6CRlVcIMfFsI/s640/chiara-riva-calligrafia.jpg" title="chiara riva" width="640" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: left;">(Fonte: Profilo Facebook di Chiara Riva)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<b>Aspetti caratteriali</b>. “Mi piace moltissimo usare il <b>digitale </b>per fare calligrafia. Sempre più strumenti, l’Apple pencil per esempio, permettono di fare quasi le stesse cose che si farebbero a mano sulla carta. Una cosa non esclude l’altra: io continuo a lavorare sia <i>analogicamente </i>che in digitale, spesso intrecciando le tecniche”. Non ha una lettera preferita, ma le piace molto lo <b>stile Italico</b> e adora il <b>brush pen</b>, una via di mezzo tra un pennello a punta tonda e un pennarello: “Mi piace forse per la sua imprevedibilità, perché il segno varia molto in base alla pressione e alla posizione della mano. Certo se sbagli devi ricominciare da capo!” </div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
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<b>Impreziosire la grafica</b>. Chiara Riva ha fatto della sua passione una professione e, fra alti e bassi, riesce a vivere del suo lavoro: “Sempre più clienti richiedono la calligrafia perché vedono l’arte che c’è dietro e capiscono che può dare qualcosa in più rispetto a un semplice lavoro di grafica”. Un suo lavoro potrebbe essere a breve pubblicato, ma per scaramanzia non si sbilancia: “Vado molto fiera di una citazione di Proust sul viaggio che ho realizzato di recente in calligrafia per la rivista TipoItalia” </div>
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<b>Meglio condividere. </b>Molto attiva sul web, condivide con i suoi follower i lavori e lettere: “Ho notato che sempre più giovani stanno avvicinandosi a quest’arte. Io stessa seguo sui social molti calligrafi famosi come Christopher Haanes, Rachel Yallop, Yves Leterme: per un giovane sono un po’ la meta a cui tendere. È molto importante far conoscere la calligrafia, così almeno le persone non mi chiederanno più se di lavoro trascrivo la Bibbia in un monastero”.<br />
<br />
<b><a href="http://chiara-riva.com/" target="_blank">chiara-riva.com</a></b><br />
<i style="background-color: white; color: #444444; font-family: times, "times new roman", serif; font-size: large; text-align: left;"><br /></i>
[<i>Questa intervista era stata preparata per finire in </i><a href="https://www.slideshare.net/slideshow/embed_code/key/JKjMTTUNzaglQn" target="_blank"><b>Lettera viva - Gallery in Style Magazine (Marzo 2017)</b></a>. <i>Per traversie redazionali, eccola comunque recuperata qui</i>]</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-75357107918227863472017-04-06T02:32:00.001-07:002017-04-06T02:35:39.413-07:00Paola Arena, Pimp My Mag. Pezzi unici (ma in serie)<div style="text-align: justify;">
<i>Dietro al progetto <b>Pimp My Mag</b> si nasconde la lametina <b>Paola Arena</b>, artista autodidatta che pimpa le copertine e le pagine delle riviste di moda coi suoi UniPosca. Nessuna fissa dimora ma tante idee e progetti in cantiere. Si esibirà in una performance live al MANI Festival di Catanzaro l’8 e il 9 aprile.</i></div>
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<img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK3xoFANzkM1X-UnJqKUXmmJjRkMH6PsvDMAn-FyWbOtn0xZBFBKthowJ1_u-AAHTR14z3qMl_NfSZOug4peUWuYvUYp_4Saeyv5qLwwf6HaIwFbXeQ1BeJA1GL73CIC-njZ4p_ELILYg/s400/Pimp+My+Mag+%25282%2529.jpg" width="300" /></div>
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<br /></div>
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In un anno e mezzo l’artista <b>Paola Arena</b> ha pimpato centinaia di
copertine di magazine di moda, dando vita al suo progetto <b><a href="http://www.instagram.com/pimp_my_mag" target="_blank">Pimp My Mag</a></b>. Un bagliore
improvviso in un periodo d’incertezze, qualche viaggio e ora i suoi artwork
prendono vita spontaneamente tra le sue mani. Il suo progetto è insieme un modo
di fare arte che sfugge alle etichette, una forma innovativa di riciclo
creativo e una costante battaglia contro la dicotomia tra cultura alta e bassa.
Ospite al <b><a href="http://mani-festival.com/" target="_blank">Mani Festival</a></b>, nella sua live performance dipingerà su un supporto di
circa 1,50 mt con pennelli e colori
acrilici.</div>
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<b>Che formazione hai alle spalle?</b></div>
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Ho studiato Comunicazione, indirizzo Sociologia dei Consumi, Fashion Marketing e Styling e Editing per la Moda. Ho lavorato come Graphic Designer, Social Media Manager e Fashion Stylist. Disegno da sempre, forse per emulazione di mio nonno, pittore, ma non ho frequentato scuole d’arte.</div>
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<b>Vivi tra Lamezia Terme, tua città natale, e Roma: hai intenzione di fermarti prima o poi?</b></div>
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Vivo in pianta stabile a Lamezia da febbraio ma alterno lunghissime soste romane. Onestamente non sono certa di essere tornata per rimanere.</div>
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<b>Qual è il viaggio che ti ha cambiato?</b></div>
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Tre anni fa ho deciso di lasciare la città in cui vivevo da 15 anni, la mia casa ed un lavoro che non mi dava più grosse soddisfazioni per andare a <b>New York </b>dove sono rimasta per due mesi. È stato uno splendido viaggio che mi ha messo alla prova da vari punti di vista, ma quello vero è iniziato al mio rientro: tante idee, tanti progetti e tanta voglia di disegnare. Proprio in quel periodo è nato PIMP MY MAG.</div>
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<b>Come hai avuto la folgorazione?</b></div>
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Stavo sfogliando un magazine italiano, <b>The Fashionable Lampoon</b>, nella casa dei miei genitori. I loro redazionali di moda e le immagini scelte mi hanno ispirata e ho iniziato a disegnarci sopra con i miei UniPosca. Nasce così il mio “pimpare” (dall’inglese to pimp) – modificare, decorare, personalizzare – le copertina o le pagina interne di un fashion magazine. Tutto è stato spontaneo e naturale, da allora non mi sono più fermata. Risultato? Una casa invasa di giornali, copertine e pagine strappate.</div>
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<b>Concettualmente assimilabile all’arte del tuo corregionale Mimmo Rotella?</b></div>
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Non ci avevo mai riflettuto ma, forse, in un certo senso potrebbe essere comune l’intento di sovrascrivere una visione personale su un pre-fatto destinato ad un uso completamente diverso. Con PIMP MY MAG, intervenendo su basi pre-esistenti per mezzo delle illustrazioni fatte a mano, ri-definisco la finalità d’uso dei magazine che da oggetti stampati in serie e destinati alla diffusione su larga scala diventano pezzi unici fatti a mano, introducendo il concetto di serie di pezzi unici.</div>
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<b>Quali riviste preferisci trasformare?</b></div>
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Uso esclusivamente magazines, copertine e redazionali di moda, al massimo campagne pubblicitarie. Fra tutte, adoro lavorare su <b>I-D e Dazed&Confused</b>, a mio avviso due magazine di riferimento per quanto riguarda moda, stile e cultura. Amo la scelta di proporre contenuti che vanno oltre la vecchia dicotomia che ha sempre opposto la cultura alta a quella bassa, facendosi portavoce di nuove estetiche, trend e sottoculture, e assumendo un atteggiamento tutt'altro che reverenziale nei confronti del fashion system. Mi ritrovo nella loro estetica e nel loro immaginario.<br />
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<img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFNVqr1WM-RPEVEymu8NTU5nUj5ZEoFcOdoYjMOmMb2avUgKx_6ID6oObCqhxUfr4nx8wITcna_5XhG6PclHhROu6bqQFi8_QrnbDu4B-Eg1a9XZD2lEMvb4Wev9jbY3HQwmpRnKTzAyU/s400/Pimp+My+Mag+%25283%2529.jpg" width="300" /></div>
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<b>Ti hanno mai chiesto di realizzare una cover pimpata per una rivista?</b></div>
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Tempo fa uno dei collaboratori di HUNGER Magazine mi ha scovata su Instagram e mi ha richiesto di pimpare le copertine del loro numero 10. Le cover sono state pubblicate sul loro sito insieme ad una mia intervista, ma poi non venne stampata.</div>
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<b>Tre artisti che ti forniscono ispirazioni e suggestioni?</b></div>
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I miei riferimenti variano a seconda delle fasi che sto vivendo. In questo periodo ho ripreso a studiate <b>Matisse</b>, in particolare i suoi geniali cut out ai quali mi sto “ispirando” per sperimentare nuovi modi di lavorare sulle immagini, giocando molto con la stilizzazione delle forme e la semplificazione dei contorni attraverso l’uso del colore. Poi adoro l’arte di <b>Matthew Stone</b> che attraverso le sue opere indaga una nuova teoria estetica, sovvertendo le tecniche artistiche tradizionali per ridefinire le varie discipline artistiche, come ha fatto ad esempio con la pittura nella serie di dipinti creati attraverso la rielaborazione grafica in 3D di pennellate corpose e coloratissime, precedentemente scansionate e successivamente stampate su tela.</div>
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<b>Cosa ti aspetti da questo tuo ritorno in Calabria per il Mani Festival?</b></div>
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È un’occasione meravigliosa per scoprire una Calabria che non conosco e una scena di makers, creativi, musicisti e artisti che fino a qualche mese fa non sapevo neanche esistesse.</div>
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<b></b><a href="http://mani-festival.com/" target="_blank">MANI è il Festival</a> dedicato all'uso dell'ingegno espresso attraverso le mani realizzato da <b>Superbo </b>e che si svolgerà dall’ 8 aprile ogni weekend del mese a <b>Catanzaro</b>. Protagonisti principali artigiani, designer, inventori, makers calabresi (e non) che si sono distinti per l’innovazione e la capacità di riutilizzare e/o lavorare materie prime. Presenti anche <b>Erdal Inci</b> e <b>Kisziloszki</b>, gif artisti di fama internazionale.</div>
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<img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjp-MMVQI7QAXgqy8svXtJoRLvLFU-YrRdwNxCIzGMjnC2UlwNkjt0CkgMRfFTEIJgR3WFlLEB0Ya4XtrRbmdTzzt7LFzJZ0OfoiW3ogThly0J9mjhzGSRJtQSJpSUhw63jD38pMnjYA_Q/s640/Mani+Festival_artwork.png" width="640" /></div>
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<span style="text-align: start;">[Articolo pubblicato nel </span><a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/fcdi/#p=77" style="text-align: start;" target="_blank">numero #77</a><span style="text-align: start;"> di aprile della rivista <b>WU magazine</b>]</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-22496813509153533902017-04-04T03:34:00.001-07:002017-04-06T02:25:16.781-07:00Giacca, cravatta e ferri da calza<div style="text-align: justify;">
<i>In Cile un collettivo di soli uomini combatte gli stereotipi di genere e la visione patriarcale della società armato di ferri, lana e aghi. In pubblico coltivano fieri la propria passione difendendo il diritto di ognuno di esprimersi secondo le proprie inclinazioni
</i><br />
<i><br /></i>
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<img border="0" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwiHhzZU0jI0pekbWJZeRl5-hGHr2v4Z9ACtjCrZ92pf9yOtkXjX9ALIJN-c6tbSYtiErrYJ7xB-_WfaMsPpjGEBm5rw3Uu3kRXiiDku9M8ODIgXuSj5WTPKXNXEcTiScq3YJ8b9pfgRU/s640/hombres2.png" width="640" /></div>
<i><br /></i>
Stare a casa a fare la calza non è più un’offesa, per lo meno in <b>Cile</b>. E non solo in casa, anzi: per strada, nei parchi pubblici e anche nei musei sotto forma di performance artistica. Stiamo parlando del rivoluzionario progetto di un collettivo di uomini cileni, gli <b><a href="http://hombrestejedores.cl/" target="_blank">Hombres Tejedores</a></b> (letteralmente gli uomini tessitori), che ha deciso di combattere gli stereotipi di genere a colpi di ferri, uncinetti, lana e aghi.</div>
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Nella patria di scrittrici come <b>Marcela Serrano</b>, di poetesse come <b>Gabriela Mistral</b> (Premio Nobel per la Letteratura nel 1945), di artiste come Lotty Rosenfeld e Cecilia Vicuña, di registe come Marilú Mallet e Valeria Sarmiento e di attiviste come Francisca Linconao, in un paese guidato da una donna, <b>Michelle Bachelet</b>, in carica dall'11 marzo 2006 all'11 marzo 2010, e nuovamente dall'11 marzo 2014 ad oggi (già Ministra della Sanità e della Difesa nazionale), l’uguaglianza tra donne e uomini è ancora lontana. Le sue battaglie per le quote rosa in politica, la pillola anticoncezionale, legalizzazione dell’aborto nono sono state ancora vinte, nonostante qualche passo avanti. </div>
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In questo scenario di maschilismo e in una società fortemente patriarcale s’inserisce perfettamente l’azione semplice, ma nel contempo disturbante e rivoluzionaria, degli Hombres Tejedores. Stretti intorno allo slogan “<b>Rompere con gli stereotipi ci trasforma in una società più inclusiva e tollerante</b>” dodici uomini tra i venti e i quarant’anni, di estrazione sociale e culturale differente, si sono messi a cucire e lavorare a maglia. </div>
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Tutto è iniziato come un hobby: un gruppo di maschi animati dalla stessa “inconfessabile” passione e un ragazzo <b>Claudio Castillio</b>, artista cileno, disposto a fare loro da professore. Come sottolinea uno dei membri più attivi del collettivo, il trentaseienne <b>Richardo Higuera</b>, “Siamo cresciuti in una società patriarcale, che ci dà un ruolo ben preciso: un uomo non deve essere sensibile, non può piangere, deve essere forte”. Così, per ribellarsi a questo modo scellerato d’inscatolare gli esseri umani in compartimenti stagni, hanno fatto diventare “maschile” un’attività culturalmente e socialmente (in maniera indistinta in tutto il mondo) di esclusiva competenza “femminile”. E “femminile” quasi ovunque, purtroppo, è sinonimo di “inutile, di poco conto”, come se esistesse una sorta di gerarchia a stabilire quali siano gli hobby con un senso e in base a quale sesso possano essere praticati. </div>
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Hanno così iniziato a radunarsi periodicamente in luoghi pubblici armati di coraggio e dei ferri del mestiere, insegnando gratuitamente a nuovi disobbedienti sociali i trucchi dell’uncinetto. La loro attività non è passata inosservata e la <a href="https://www.facebook.com/hombrestejedores/?ref=br_rs&qsefr=1" target="_blank">pagina Facebook</a> ha cominciato a ricevere valanghe di like. Fino all’impennata di qualche mese fa. </div>
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Il 26 novembre 2016 infatti, in occasione della <b>Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere</b>, gli Hombres Tejedores hanno dato vita a una performance artistica presso il <b>Museo Nacional de Bellas Artes di Santiago del Cile</b>. Seduti gli accanto agli altri nella sala principale del Museo, una decina di ragazzi del collettivo ha lavorato ai ferri in mezzo a statue e dipinti per diverse ore. Nessuna interazione con i visitatori, solo un pannello a spiegare la funzione del loro operato. La loro visibilità è cresciuta esponenzialmente permettendo loro, attraverso una campagna di raccolta fondi attraverso la piattaforma fondeadora.cl, di raccogliere la cifra di cui avevano bisogno per diffondere capillarmente il progetto.<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/QXSiQkQ__Mk" width="560"></iframe>
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Anche gli uomini italiani, dal canto loro, pare stiano impazzendo per ferri e fili di lana. Il gruppo aperto di Facebook dall’esemplificativo titolo <b>Magliuomini</b>, raccoglie al suo interno quanti sono animati da questa dilagante passione. “In questo gruppo – recita il regolamento interno - non ci sono pregiudizi sulle scelte, attitudini, orientamenti, origini, di tipo religioso, sessuale, etico, politico e/o razziale di alcun genere. Lo stesso resta quindi aperto a tutti coloro che vivono nel rispetto della volontà altrui, delle altrui scelte e delle altrui opinioni e che non impongono agli altri la propria volontà”. </div>
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Dal Cile all’Italia, il lavorare a maglia si trasforma in un messaggio di inclusione e di riscatto, di disobbedienza e di voglia di cambiare le cose: per ritessere i legami sociali spendendo del tempo insieme, per rammendare gli strappi di genere che non sono salutari per nessun tipo di società, per cucire relazioni stabili basate sull’unico requisito che conta, l’umanità.<br />
<br /></div>
[Articolo pubblicato nel <a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/bmmm/#p=31" target="_blank">numero #76</a> di marzo della rivista WU magazine]
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-72203580552627850242017-03-28T06:39:00.000-07:002017-03-28T06:41:13.652-07:00"Me lo ha detto il medico" (riflessioni su un popolo di scettici)<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<img border="0" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipfJALY-tj2lpGrcoE3KZH29YiK2AilBMcu-2iBRCdkl47KQ_gA6zu1zp79Y8in9-oa3A8ge_g7219ZiRY6kYZtUCo8o9oGzz1q0ejq0H-ZWkZ-b330HRWH_gPK89G7cOeMfHtv198OGs/s640/medium_3981364314-2-752x501.jpg" width="640" /></div>
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Nei paesi se non stai bene o se ti servono dei farmaci c'è un solo posto dove andare: dal dottore, il medico condotto, come dice mia nonna.</div>
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Anziani sfaccendati fanno a gara l'un l'altro per prendere il posto, per finire per primi e poter tornare a non fare nulla. E magari poi ripresentarsi qualche giorno dopo. Sale d'attesa piene zeppe di saluti distratti, di "chi è l'ultimo?", di "posso entrare 'che devo chiedere solo una cosa veloce?". Del proprio <b>medico di base</b> ci si fida ciecamente. "Lo ha detto il medico", "te lo ha ordinato il medico?". Anche perché nei paesi, fino a pochi anni fa, era spesso una delle figure più istruite e non dialettofone che si potesse trovare. Già il solo fatto di parlare in italiano (presumibilmente) corretto gli conferiva autorevolezza, assoluta e indiscutibile. Ma oggi qualcosa sta cambiando.</div>
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Una <b>signora sulla sessantina</b> va dal medico con dei valori sballati perché ha eliminato drasticamente dalla sua dieta la carne e ora ha importanti carenze di ferro e altri nutrienti. Il medico le chiede come mai non ha seguito le sue indicazioni e lei ribatte che <b>ha letto su Facebook </b>che i vegani vivono di più. Il medico, che la segue da 30 anni, cerca di farle capire che, è vero, ci sono anche degli studi in tal senso, ma che tutto dipende dalla storia clinica del paziente, dall'età, dal tipo di vita che fa, ecc. E che poi non è che si può togliere la carne dalla mattina alla sera ma in maniera graduale, sostituendo fonti di proteine vegetali a quelle animali e cercare di bilanciare il tutto. Ma lei no, dice che lui vuole solo arricchire le <b>case farmaceutiche</b> perché poi le prescrive il farmaco anti-reflusso. E lui invece le dice che dovrebbe diminuire i grassi saturi e di alcol, come le aveva già raccomandato, ma lei ribatte che non è vero, che ha smesso da un pezzo di farsi i goccetti.</div>
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E poi arriva <b>la neomamma col figlio neonato</b> e la brillante neo-idea di non vaccinarlo. E il dottore cerca di spiegarle che è grazie ai vaccini che alcune malattie, che quando lui era piccolo ancora uccidevano, ormai non esistono praticamente più, ma lei no, sostiene che al figlio cresceranno le orecchie di Dumbo dopo la prima puntura. E lui dice che nella sua pluriennale esperienza non ha mai visto tali effetti in nessun bambino che ha vaccinato. Ma lei afferma, certa, che <b>ha letto su internet</b> che un paio di bambini sono morti l'anno scorso per i <b>vaccini</b>. E lui dice che tutti i restanti sono vivi e non hanno sviluppato nessuna malattia, né tanto meno orecchie giganti, ma lei chiude la faccenda con un "che ne sa lei".</div>
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Ecco, in senso lato, è quello che sta avvenendo in <b>Italia</b>. Fino a pochi anni fa la <b>competenza</b> non era vista con sospetto, la <b>specializzazione </b>non era guardata con astio o distacco. Nessuno si sarebbe sognato di dire a un ingegnere di progettare un pilone diversamente, a un panettiere di fare cuocere di più le focacce, al chirurgo di non asportare i calcoli, o allo scrittore come scrivere un romanzo. Invece <b>gli italiani sono diventati un popolo di scettici </b>verso qualsiasi area che non è strettamente di loro competenza: economia, finanza, politica estera, politica interna, immigrazione, palinsesti tv, deontologia professionale. Sarà che ce ne rendiamo conto ora perché <b>internet ha reso visibile e diffuso il fenomeno</b> (non ne è la causa) ma è sempre opportuno ricordare a questi competenza-scettici un assunto intramontabile: "una società moderna non può funzionare senza una divisione sociale del lavoro e senza affidarsi a esperti, professionisti e intellettuali. Nessuno è un esperto di ogni cosa. [...] Prosperiamo perché ci specializziamo e perché sviluppiamo meccanismi formali e informali nonché abitudini che ci permettono di fidarci gli uni degli altri per quello che riguarda queste specializzazioni" (<a href="http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2017/02/la-fine-della-competenza/" target="_blank">qui</a> un ottimo approfondimento).</div>
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E magari cominciare a introdurre nelle scuole l'alfabetizzazione digitale e il corretto uso d'internet. E perché no, dei corsi serali per adulti scettici.</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-1764627075832153792017-02-21T06:43:00.000-08:002017-02-21T06:43:55.232-08:00L'arte è mobile<div style="text-align: justify;">
<i>In Spagna i camion dell’imprenditore e mecenate Jaime Colsa diventano vere e proprie opere d’arte urbana itinerante, firmate da famosi street artist. Il Truck Art Project intende portare la cultura fuori dai musei e renderla totalmente democratica</i></div>
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<img border="0" height="438" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgFrtg6cU6bydW1oaXS5hSJN-GyE9r7iUFfYaF7kXl1p15EnRWWOTLUFWsa2Mxt8si04-6byT-iRpD1oRq6i3EFjaKr1qoC90HsvxTkfgUuYAYJRn5li5c5F5yY1tjV6jnv0olP2fCE8I/s640/TAP-Truck-Okuda-movement2.jpg" width="640" /></div>
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Se la gente non si avvicina all’arte, allora è l’arte che deve avvicinarsi alle persone. È quello che sta succedendo in Spagna grazie al rivoluzionario e visionario <b><a href="http://truck-art-project.com/" target="_blank">Truck Art Project</a></b>: i teloni di grossi camion e autocarri diventano tele d’artista e si muovono per le strade del Paese come opere d’arte itineranti. La paternità dell’idea è del collezionista d’arte <b>Jaime Colsa</b>, nonché patron della Pallibex, società di logistica e trasporti spagnola. </div>
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Il progetto prende avvio nel 2015 con l’obiettivo di mettere in piedi una singolare collezione di arte contemporanea senza alcun proprietario e in cui i camion di Colsa si trasformano in monumentali supporti delle opere. L’imprenditore e mecenate affida la curatela dell’arte contemporanea al gallerista <b>Fer Francés</b> e di quella urbana all’organizzatore di eventi <b>Oscar Sanz</b>. Nasce così una vetrina vivente e itinerante delle ultime tendenze nel campo della pittura, del disegno e dell'arte urbana, collocandosi in contesti non consueti e spaesanti. E col passare del tempo il programma diventa ancora più ambizioso e multidisciplinare, spaziando anche nei campi di fotografia, musica e cinema. Sanz afferma che uno dei maggiori punti di forza di questa iniziativa sta nella sua ricezione spontanea, proprio perché gli stimoli artistici del progetto vengono ricevuti ogni giorno in maniera quasi inconsapevole: “Prende corpo ciò che <b>Marina Vargas</b>, una delle artiste che partecipa al Truck, ha definito ‘l'estetica della vertigine’, ovvero che le opere sono progettate per apparizioni fugaci in un lasso di tempo molto determinato. La staticità solitamente governa il lavoro dell'artista tradizionale, ma qui a essere determinante è la mobilità”.</div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
Il risultato infatti è una collezione di arte mobile, con una copertura nazionale ed europea, che vanta ormai un centinaio di camion che fungono da tela per i numerosi artisti della scena contemporanea, sia spagnola che internazionale, entrati a far parte del progetto. Alcuni di loro espongono direttamente anche all’interno dei cassoni dei camion che si trasformano così in vere e proprie gallerie itineranti e che aprono – gratuitamente – le loro porte a un pubblico non uso a questo genere di offerta culturale.
Sono diverse le principali direttrici su cui si dipana il Truck Art Project, destinato a diventare un interessante caso di studio.</div>
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<img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigPoVypwP5a8RKHuMIf53c_RA5buJ3MTwIFtIglMUZrlTgzKkFvcCoLSwFlZrGtkXP9-kSHXiq64EzUYj3bvYPjpoo6Z_6Vyds7BSrlrWoq3iylxS6ZMAr9VtoVGs-hnyw2myw69WWh4I/s640/ARCO-+Presentacion+Truck+Art+Project+1.jpg" width="640" /></div>
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Rappresenta infatti in primis una sfida creativa per tutti gli artisti che hanno deciso di salire a bordo dei camion di Colsa. Ideare un’opera itinerante che abbia un forte impatto per poter far presa su spettatori involontari, non è certo una cosa che capita tutti i giorni. L’artista <b>Javier Arce</b> afferma che la più grande sfida che ha affrontato consiste nel rispettare la scala e le proporzioni su una tela mobile di così grandi dimensioni. Alza la posta il pittore <b>Abraham Lacalle </b>per cui il progetto ha l’effetto di un calmante, un unguento miracoloso che compare nelle nostre superprotette e ansiose città, sempre in stato d’allarme e pronte al peggio, ricordando che qualcosa di buono può sempre arrivare. Oltre ai citati, hanno accettato la sfida artisti e writer del calibro di Carlos Aires, Chiqui Carabante, Sen2 Figueroa, Gorka Mohamed, Nano4814, Felipe Pantone, Spok, Suso 33. </div>
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In secondo luogo il progetto ha una funzione sociale per nulla scontata. Paesi isolati, autostrade, centri rurali, caotici centri metropolitani: <b>i mezzi del progetto portano l’arte nei posti più inconsueti</b>, dove la gente non è abituata a contaminarsi in maniera così spiazzante. In barba ai raffinati circuiti dell’arte e all’elitarismo delle gallerie e dei musei istituzionali. Chiunque, a prescindere dalla sua condizione economica e sociale, può e deve accedere all’arte, anche come spettatore casuale. E non bisogna sottovalutare la rete di relazioni che un simile circuito espositivo va a intessere tra le comunità e gli agenti della cultura.</div>
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<img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3l3e4IFZ19-eNSFIlssKqeo8d2TxBtoocP_6s3U_rJe6OGRjYXt8qvO0zqhfVh9XBw1z9lHBbBc9khmTp-gZayzY-nL4O7IcIiwv4oTDYCEdfn2Yj8e7uOyIXJbZmAZfHv18_k2ydlFY/s640/truck-art-project-14.jpg" width="640" /></div>
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Infine brand e istituzioni impegnati nell’innovazione e nella diffusione della cultura, trovano in Truck Art Project una piattaforma ideale da cui partire per promuovere la visione dell’arte come materia plasmante la società. </div>
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Gli ideatori del progetto, costituzionalmente sempre in movimento, stanno sviluppando un’app in grado di tracciare le rotte di tutti i camion-opere, al fine di creare una mappa che segnali in quale città poter prendere parte a questa esperienza di arte itinerante, democratica e condivisa.</div>
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[Articolo pubblicato nel numero #75 di febbraio della rivista <a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/sxjr/#p=30" target="_blank">WU magazine</a>]Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-80825459436765301662017-02-12T03:49:00.000-08:002017-02-14T03:51:39.903-08:00Che cosa ci lascia questo Sanremo 2017<div style="text-align: justify;">
La settimana santa del <b>Festivàl di Sanremo</b> si è ormai conclusa e io e la mia giuria popolare possiamo riprendere a condurre una vita scandita da ritmi umani. Il sanremone <b>Conti </b>ter, con la partecipazione della <b>Maria </b>nazionale, si è distinto per gli ascolti record da almeno dieci anni, per una conduzione priva di sbavature, per canzoni mediamente brutte (come è uso) e per numerosi momenti della rubrica C'è Sanremo per te.</div>
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<b>Francesco Gabbani</b>, nuova proposta dell'anno scorso, ha trionfato nella finale di sabato sera con la sua canzone <b><i>Occidentali's Karma</i></b>, condividendo il podio con <b>Fiorellona</b> unta dal Signore e col migrante <b>Ermal Meta</b>. Podio che ha messo d'accordo in maniera unanime tutta la mia giuria popolare. Avremmo gradito sullo stesso podio anche <b>Paola Turci </b>e <b>Michele Bravi</b>, ma purtroppo sul piedistallo non c'era spazio per tutti.</div>
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Ripercorriamo ora le ultime due serate del festivàl, con alcuni momenti degni di nota che per dovere di cronaca sono tenuto a riportare.</div>
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<b>FACCE DA SANREMO</b></div>
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A inizio semifinale Carlo e Maria hanno fatto una gag di cui nessuno nell'etere ha capito il senso. Maria ha indossato dei <b>denti da Carnevale finti</b>, non fosse perché quando parla, solitamente, si capisce tutto molto bene.</div>
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<img border="0" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgU1eUGHXmQYUyoAvJAw1G-PUprEHo-PMPgw9TkdmwNkq43dEbmqdhsYXClW7MNAAchVVi9ojSpQn4bADO_px9Y3DOG9CbbKEJ33loyMn7h4sj5LMrOYYWbAJAmFCo86FvunlkozGFh18/s640/foto+1.JPG" width="640" /></div>
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<b>MARIA CHE BATTE LE MANI</b></div>
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Sin dalla prima serata abbiamo notato una smania compulsiva della signora <b>De Filippi</b> di <b>battere le mani </b>senza motivo apparente. L'unica spiegazione che siamo riusciti a darci è che senza il suo gelato e la sua consueta cartellina la regina è nuda.</div>
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<img border="0" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiu0xI5NmMHoZ6rw-dp5yjVdsPJlORGC1dRhHv4Ux6oOMoGjotpHe2glNYArKSRN2N9pmzpQkihQF6xPqlqm59qUQFEBof2noFREVxq9r1bVKavpDN7ZfGwNT4dm3EJq9CMPO1Cjb_1WTs/s640/foto+2.JPG" width="640" /></div>
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<b>LA MOGLIE DI</b></div>
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A un certo punto arriva l'ennesimo parente di qualcuno di famoso, pratica reiterata in queste 5 serate. Si palesa così la moglie di <b>Eros Ramazzotti</b>, ma qualcuno nella giuria popolare esclama "Per me la moglie di Eros è solo <b>Michelle Hunziker"</b>. Questa stangona asserisce di aver abbandonato la sua carriera di modella per fare la mamma, sbattendoci in faccia la sua sicurezza economica che le ha permesso di fare questo passo. Che siamo anche brutti non ce lo vuoi dire?</div>
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Ogni tanto quando scuote la testa si sente l'acqua che contiene.</div>
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<img border="0" height="362" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVKqOIo4yDECEqdfFzjYhEdDa3_9undiFDctD05tjITuelrmNUrh9TRYw9MG2sJh_p9_a3HOJRT7MfzzPx1sC_AuItYtqpu5YaDe51RoRISu5968oiZnK7tJo4a726fQztEe55BAB8BBU/s640/foto+3.JPG" width="640" /></div>
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<b><a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-finale" target="_blank"><i>Continua a leggere su </i>Noisey Italia<i> di </i>Vice<i>...</i></a></b></div>
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<li>LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-report-prima-serata-uomini-forti-al-comando" target="_blank">Il festivàl degli uomini forti al comando - Prima serata | Sanremo 2017</a></li>
<li>LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/di-limoni-palloni-in-faccia-e-scimmioni-sanremo-2017-seconda-serata" target="_blank">Di limoni, palloni in faccia e scimmioni - Seconda Serata | Sanremo 2017</a></li>
<li>LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/di-arcobaleni-vegliardi-e-patate-sanremo-2017-terza-serata?utm_source=noiseyfbit" target="_blank">Di arcobaleni, vegliardi e patate - Terza Serata | Sanremo 2017</a></li>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-74030078998952264802017-02-10T07:21:00.001-08:002017-02-10T07:21:32.348-08:00Di arcobaleni, vegliardi e patate - Terza serata | Sanremo 2017<div style="text-align: justify;">
Arrivati alla <b>terza serata del festivàl</b>, io e la mia giuria popolare cominciamo ad accusare i primi segni di cedimento. Per cui decidiamo di affrontare la terza serata in compagnia di una bottiglia di vino e le nuove proposte scivolano un po' così, come il vino nei bicchieri, tant'è che a un certo punto vediamo sul palco dell'Ariston Johnny Depp, vestito da Nevruz con il cappello preso in prestito da Vinicio Capossela, che canta di ansia. E ridiamo molto.</div>
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<img height="358" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486727941539-foto-1.jpeg" width="640" /></div>
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Entrano i padroni di casa assoluti della televisione italiana: c'è poco da dire, sono impeccabili e tutto fila senza intoppo alcuno. C'è da dire che nella terza serata si sono concessi qualche sprazzo di umanità e improvvisazione in più. In uno di questi slanci <b>Maria </b>ci ha confidato il vero motivo per cui non percepisce alcun compenso ufficiale per la co-conduzione della kermesse: qualcuno per portare quegli orribili gioielli ogni sera l'ha ricoperta d'oro. Letteralmente. Altrimenti non si spiega perché ieri sera avesse scelto di portare al collo il <b>cuore dell'oceano di Rose in Titanic</b>.</div>
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<img height="362" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486727963026-foto-2.jpeg" width="640" /></div>
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Ma non perdiamoci in chiacchiere, finalmente riparte la gara. Questa è la mia serata preferita, quella delle cover, in cui finalmente sentiremo delle belle canzoni. Esordisce il coro dell'<b>Antoniano di Bologna</b>, con un medley dei loro migliori successi, dal moscerino ai gatti che erano 44, risultando di gran lunga più intonati di <b>Gigi D'Alessio</b> e <b>Giusy Ferreri</b>.</div>
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<img height="360" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486727985768-foto-3.jpeg" width="640" /></div>
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CHIARA</div>
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La domanda che ci ponevamo durante la prima serata finalmente ha trovato risposta: <b>Irene Fornaciari</b> è viva e lotta insieme a noi. E addirittura porta <i>Diamante</i>, una canzone del padre. Con un vestitino vedo/non-vedo, fiera della sua ritrovata magrezza.</div>
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VOTO: deve fare solo cover, che le vengono bene!</div>
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<img height="359" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486728506618-foto-4.jpeg" width="640" /></div>
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<img height="356" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486728544500-foto-5.jpeg" width="640" /></div>
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<b><a href="https://noisey.vice.com/it/article/di-arcobaleni-vegliardi-e-patate-sanremo-2017-terza-serata" target="_blank"><i>Continua a leggere su </i>Noisey Italia<i> di </i>Vice<i>...</i></a></b><br />
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LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-report-prima-serata-uomini-forti-al-comando" target="_blank">Il festivàl degli uomini forti al comando - Prima serata | Sanremo 2017</a></div>
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LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/di-limoni-palloni-in-faccia-e-scimmioni-sanremo-2017-seconda-serata" target="_blank">Di limoni, palloni in faccia e scimmioni - Seconda Serata | Sanremo 2017</a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-47872094665681683782017-02-09T07:05:00.000-08:002017-02-09T07:05:04.973-08:00Di limoni, palloni in faccia e scimmioni - Seconda serata | Sanremo 2017<div style="text-align: justify;">
Dopo il boom di ascolti della <a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-report-prima-serata-uomini-forti-al-comando" target="_blank">prima serata</a>, l'inorgoglito <b>Carlo Conti </b>crede di essere diventato padrone della tv italiana e quindi decide di mandare regina <b>Maria De Filippi</b> in platea a distribuire gadget con la sua miniatura abbronzata. Maria magnanima indossa un tacco 12 e svolge ubbidiente il suo lavoro. Ma solo perché ha al collo un vistoso amuleto scaccia-Conti.</div>
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<img height="358" src="https://video-images.vice.com/_uncategorized/1486640587635-foto-1.jpeg" width="640" /></div>
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Prima di questo siparietto, in cui vediamo una sovrana tra i suoi sudditi, si erano esibiti i gggiovani. Ma io avviso la mia giuria popolare che non c'è sempre da fidarsi delle <b>Nuove proposte</b>, vedi lo schifìo che sta succedendo a Roma. Mi perdo Mirage, metto muto su quello coi baffetti hipster, sento coccodrilli e non mi dispiace La Macchia. La mia giuria complottista crede che il risultato fosse già stabilito.</div>
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<br /></div>
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<b>BIANCA ATZEI</b></div>
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Per la fretta non ha avuto il tempo di farsi lo shampoo. Ha un bel timbro ma porta una canzone talmente sanremese che a un certo punto mi sembra di sentire i mandolini. Ah no, ci sono davvero.</div>
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<b>VOTO</b>: citofonare <b>Kekko dei Modà</b>.<br />
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<img border="0" height="354" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik3Hhz0GL13c3moj1UXlKuiVf9LkONlqEEj047fkh_gdS0qY6CCvNjzD2TTJdNYieP3cWLIgrXJg-nJyZN2liVl0gjFWSVU6pa1MAlSIWQBGcdhPKT3U3vQ-JNlBifA-S2w2K4YSXY_iU/s640/FOTO2.JPG" width="640" /></div>
<br /></div>
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Carlo approfitta dei milioni di spettatori in eurovisioni per fare gli auguri a suo figlio Matteo. E poi ci aggiunge anche gli auguri alla figlia di <b>Laura Pausini</b> (già il giorno prima ha detto che sta studiando il piano per farli fidanzare). Notiamo che la Pausini è presente al festivàl per due sere di fila, nella prima serata citata da Paola Cortellesi, pur essendo dall'altra parte del mondo a ritirare <i>Grammy </i>come fossero assegni della pensione. </div>
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<br /></div>
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<b>MARCO MASINI</b></div>
<div style="text-align: justify;">
La sua assenza dal palco dell'Ariston sicuramente sarà servita a farsi crescere un bel barbone da boscaiolo, ma di certo non per imparare a tenere correttamente il microfono in mano. </div>
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<b>VOTO</b>: Credo che si sia confuso e abbia portato la canzone di <b>Fabrizio Moro</b>.</div>
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<b><a href="https://noisey.vice.com/it/article/di-limoni-palloni-in-faccia-e-scimmioni-sanremo-2017-seconda-serata?utm_source=noiseyfbit" target="_blank"><i>Continua a leggere su </i>Noisey Italia<i> di </i>Vice<i>...</i></a></b></div>
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LEGGI ANCHE: <a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-report-prima-serata-uomini-forti-al-comando" target="_blank">Il festivàl degli uomini forti al comando - Prima serata | Sanremo 2017</a><br />
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-63305882667344788532017-02-08T07:15:00.004-08:002017-02-08T07:55:27.791-08:00Il festivàl degli uomini forti al comando - Prima serata | Sanremo 2017<div style="text-align: justify;">
Preceduto da animali, feti ed extra-terrestri canterini, si apre ufficialmente il <b>Festivàl della canzone italiana</b>, giunto alla sua <b>67esima edizione</b>, dando inizio alla settimana santa in cui tutto il paese si ferma mentre lo spread sale. In tempi storici come i nostri in cui s'invocano "<b>uomini forti al potere</b>", ecco che <b>Sanremo 2017</b> è affidato a <b>Carlo Conti</b>, re di RaiUno e <b>Maria De Filippi</b>, regina della televisione tutta. Quindi anche sovrana di Conti. Le larghe intese hanno fatto il miracolo: mamma <b>Rai </b>ha affittato il suo utero a <b>Mediaset</b>, col benestare di Piersilvio certo che comunque Maria avrebbe portato portato tutta la sua scuderia sul palco dell'Ariston. </div>
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Selezionata dopo una votazione lampo sul mio blog, ho radunato una mia personale <b>giuria popolare</b> nella sala di casa mia con cui ho seguito per voi e per tutti l'intera kermesse sanremese. Esilarante lo sketch introduttivo in cui tutti i cantanti asseriscono di non conoscere gli altri concorrenti perché è vero. Esaustivo e limpido <b>Ron</b>: "Conosco tutti tranne quelli che non conosco perché non li conosco".</div>
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La serata si apre con un degno tributo a Luigi Tenco, <b>Tiziano Ferro</b> che canta "Mi sono innamorato di te" con la voce di Andrea Bocelli. Il padrone di casa Carlo Conti si appropria del suo palco e a seguire la regina Maria gli regala un fiore, subito a voler rimarcare che lei non è una valletta qualunque e che Carlo è solo un suo suddito. Si permette addirittura di prendere per il culo il fondotinta dell'uomo più potente della terra, seppur la battuta su Trump - basata sull'abbronzatura di Carletto - non faccia granché ridere.</div>
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<img border="0" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2WnVMN81dLzM9KGytBs8qZWBXcUr0nN-EknJQ9zUsnMV4hLKmUzEscMzTs3Tl4yRR-uEt1EWAb_8IEApDgqGJlwBh-aq-F-yFvPGT8ENctxMZI88jRofzOlnHKWPpFQQRSXNStdyUUeI/s640/FOTO+2.JPG" width="640" /></div>
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GIUSY FERRERI</div>
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Abbigliata per l'occasione da Krusty il clown, porta in gara una canzone scritta da <b>Rocco Casalino</b> (che tra un censura di un post e l'altra si diletta a scrivere testi) sulla base di <i>Roma/Bangkok</i>.</div>
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<b>VOTO</b>: Ci spieghi perché continui a presentarti a Sanremo per arrivare sempre ultima?</div>
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FABRIZIO MORO (certificato di qualità De Filippi)</div>
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La mia giuria popolare è esperta di fashion e critica aspramente il laminato della sua giacca e il suo cantare dimesso con le mani in tasca. Non sento la canzone ma solo urla ormonali di donne all'Ariston.</div>
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<b>VOTO</b>: Nessuno. Tanto a votarlo ci pensano quelli di <i>Amici</i> a votarlo.</div>
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<b><a href="https://noisey.vice.com/it/article/sanremo-2017-report-prima-serata-uomini-forti-al-comando" target="_blank"><i>Continua a leggere su </i>Noisey Italia<i> di </i>Vice<i>...</i></a></b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-15077101491518021112017-02-01T05:25:00.003-08:002017-02-02T01:45:56.926-08:00Di social, albe e bufale: quando la post-verità si radica in provincia<div style="text-align: justify;">
<b>PREMESSA</b><br />
<br />
Ho iniziato a scrivere questo post diverse volte, completando, cancellando, dosando le parole, finendo poi per metterlo sempre in bozza. Ma credo che per il lavoro che faccio abbia, al meno in parte, l'obbligo morale di fare ordine su alcune cose successe nel mio paese, <b>Soveria Mannelli</b>, negli ultimi tempi. Non vuole essere per nessun motivo un'analisi politica, ma con questo post voglio toccare solo <b>aspetti che hanno a che fare con il mio lavoro</b>, che quindi conosco bene, per condividere parte di quella mia conoscenza con chi si è trovato dall'oggi al domani catapultato nel mondo dei social, del digitale e della comunicazione sul web. Post mosso per altro da un viscerale amore per il mio paese.</div>
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Ho visto l'uso che molti dei miei compaesani fanno di <b>Facebook </b>- rientrando a pieno titolo in una folta schiera nazionale di analfabeti digitali - che a lungo andare può essere pericoloso perché ci si costruisce una <b>realtà di valori e fatti alternativa e parallela</b>.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPJ9qzcDZdxOAFbXlfvAPoiNq362ahG-qxBRGj3CttpgMtpJnmsgfFKI2jwqOuuqWUH2cBB6IrkxK5Z80bVlx42HLKI6-ayJcKWMe5al29jcC2DidEIVuRCnq9GLJO-pJgqW3Px8VGKhk/s640/post-verit%25C3%25A0-soveri-mannelli.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="640" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La foto è ovviamente una mia opera d'arte e di fantasia </i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<b>INTRODUZIONE</b></div>
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Premessa doverosa per i non soveritani (ma forse anche per qualche soveritano smemorato): c'è a Soveria Mannelli, una lunga tradizione di <b>pratiche di comunicazione volte a richiamare l'attenzione sul paese</b>. Nella stragrande maggioranza dei casi queste pratiche si sono limitate all'annuncio in pompa magna di qualcosa che di magno in realtà ha davvero poco. Altre volte, per fortuna, all'annuncio hanno corrisposto anche fatti di degni di nota.</div>
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Tra i primi possiamo annoverare in ordine sparso: il busto di <b>Garibaldi </b>che versa copiose lacrime, la <a href="http://www.eleonoralaborbonica.it/elb/tags.asp?tag=Carlo%20di%20Borbone" target="_blank">visita</a> in grande stile di <b>Carlo di Borbone </b>(pretendente al trono del Regno delle Due Sicilie), le <a href="http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2010/01/02/Cronaca/MADE-IN-ITALY-DOPO-CENONE-DEGLI-OBAMA-CALABRESI-INVIANO-IN-DONO-I-LORO-PRODOTTI_141806.php" target="_blank">olive autoctone</a> mandate in dono per la cena dell'ultimo dell'anno a <b>Barack Obama</b> (seppur a 800 m.s.l. di ulivi non se ne vedano), il battesimo di una strada "<b>Via col Vento</b>", l'offerta di <a href="http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/02/23/Politica/IRAQ-SINDACO-SOVERIA-MANNELLI-SADDAM-VENGA-IN-ESILIO-DA-NOI_110700.php" target="_blank">ospitalità a <b>Saddam Hussein</b></a> per il suo esilio. Fino alla <a href="http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2007/07/22/Cronaca/CALABRIA-SINDACO-SOVERIA-MANNELLI-SCRIVE-A-BILL-GATES_133205.php" target="_blank">richiesta</a> fatta pervenire a <b>Microsoft </b>affinché non correggesse in automatico <i>Soveria </i>in <i>Soneria </i>sul celeberrimo programma di videoscrittura Word (figuratevi se tutti i paesi del mondo chiedessero la stessa cosa). Insomma <b>allegre trovate pubblicitarie volte ad accendere i riflettori sul paesino pre-silano</b>, destinato poi a tornare nell'ombra, tra le spallucce e i sorrisetti degli addetti ai lavori. Niente di male, per carità, se restano tali. Il problema si verifica quando c'è qualche sprovveduto che comincia a crederci per davvero, facendo prendere avvio da quelle trovate una narrazione parallela del paese.</div>
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<br />
Ma andiamo con ordine.<br />
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<a name='more'></a><b>DAL LOCALE AL GENERALE</b><br />
<br />
Il meccanismo tecnico è molto semplice e sta alla base della <b>comunicazione giornalistica</b>. La notizia (o la non-notizia) viene messa per iscritto in un <b>comunicato stampa</b> inviato a giornalisti, redazioni, contatti fidati. La <b>pubblicazione </b>e diffusione della stessa avviene per diversi motivi:</div>
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<ol>
<li style="text-align: justify;">la notizia è interessante, quindi il giornalista approfondisce, le redazioni mandano inviati o troupe, oppure si fanno interviste telefoniche;</li>
<li style="text-align: justify;">la notizia è provocatoria/curiosa, quindi può essere molto letta e di conseguenza capace di generare vendite di giornali, click sui siti, punti di share in più, o di rappresentare una fonte per altri media;</li>
<li style="text-align: justify;">la notizia non interessa a nessuno ma il giornalista la pubblica per amicizia verso chi gliel'ha fornita, perché ne ha un proprio tornaconto o perché il contenuto è sponsorizzato, ergo a pagamento. </li>
</ol>
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Funziona così da molto tempo. Nell'<b>era pre-web</b> la suddetta notizia poteva essere letta da quei pochi acquirenti dei giornali o vista al tg da coloro che in quell'esatto momento erano sintonizzati su quella rete. E poi si diffondeva tramite passaparola, per morire nel giro di qualche settimana.</div>
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L'<b>avvento del web</b> ha colto molti impreparati a una diffusione così massiccia delle notizie. Inoltre essendo altamente (fin troppo) democratico, il web dà a tutti la possibilità di scrivere notizie, post, articoli. Come per esempio sto facendo io in questo momento. L'unica garanzia di affidabilità che abbiamo è <b>verificare la notizia</b> che stiamo leggendo anche su altri siti, cercando di risalire a <b>fonti attendibili e/o ufficiali</b>. Anche dare un occhio alla <b>data di pubblicazione</b> non guasta. Certo viene istintivo quando siamo su Facebook e troviamo una notizia che rientra nel nostro sistema di valori, esimerci dal condividerla all'istante. Ma forse un'analisi più approfondita nel senso che ho appena descritto potrebbe aiutarci a <b>non diffondere notizie inesatte, false o bufale</b>.</div>
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Quando una non-notizia o una bufala inizia a diffondersi farla rientrare o smentirla è quasi impossibile. C'è chi dice: "che vuoi che sia? Solo una svista, un errore!", ma purtroppo <b>gli effetti della diffusione di notizie false generano strani comportamenti nella società,</b> che possono declinarsi in teorie contro la scienza e la medicina (portando anche alla morte di persone che si sono affidate alle bufale), oppure possono far salire al potere personaggi discutibili (la campagna elettorale di Trump, in America, è stata basata su una massiccia dose di notizie false, volte a screditare l'avversario o a mistificare la realtà). Senza dimenticare che sulla <b>comunicazione </b>hanno basato la propria ascesa la maggior parte dei regimi totalitari del XX secolo. Certo, ora sto portando il ragionamento alle sue estreme conseguenze, ma se la storia ci ha insegnato qualcosa è sempre bene tenerlo a mente.</div>
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Non apro qui il discorso sull'affidabilità dei giornali più venduti d'Italia perché non ne uscirei (ci sono quelli troppo di parte, quelli che agiscono in mala fede, quelli che si reggono solo su redazioni di stagisti sottopagati e inesperti), ma posso darvi certamente una <b>lista di siti che fabbricano bufale e fungono da esca per naviganti distratti</b> (in gergo si chiama <i>clickbaiting</i>, esca per i clic) usando titoli e url della testata leggermente modificati. C'è da ammettere che i nomi di questi sitacci sono quanto meno spassosi: <i>Il Corriere della Pera, Rebbublica.it, Il Giomale, Il Fatto Quotidaino, Liberogiornale</i> e chissà quanti non ne conosco.</div>
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Qui sotto un esempio a cui hanno abboccato migliaia di analfabeti digitali:</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvPImqA7zcjCp3uq0BjvOcHsARrRxlHwOle-o2A71u9sQjL4a1MlY4BS-P3JpM42PsF7zIXwRHVPbGUPrzZ4CCgcAOSUUfbso6VsmTzqFyU3Vd0b_vKLtuRCp9aAnSrvUs1BIwGr88oD8/s1600/15350641_10212178114671386_4938860711756228259_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvPImqA7zcjCp3uq0BjvOcHsARrRxlHwOle-o2A71u9sQjL4a1MlY4BS-P3JpM42PsF7zIXwRHVPbGUPrzZ4CCgcAOSUUfbso6VsmTzqFyU3Vd0b_vKLtuRCp9aAnSrvUs1BIwGr88oD8/s640/15350641_10212178114671386_4938860711756228259_n.jpg" width="528" /></a></div>
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<b>DAL GENERALE AL LOCALE</b></div>
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In un piccolo paese come Soveria sembra valere un po' l'imperativo di Oscar Wilde: "<i>Bene o male purché se ne parli</i>". E lo capisco, perché spesso in passato ho subito anch'io il fascino di abitare in un paese sempre sulla bocca di tutti. Poi però ti accorgi che <b>quel carrozzone mediatico costruisce la narrazione di un paese che non è del tutto, o per nulla, come lo si racconta</b>.</div>
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Il <b>caso della foto</b> del panorama innevato norvegese apparsa sul Corriere con la didascalia "scattata a Soveria Mannelli" è stato un po' la summa della questione. Vi rimando a un <a href="https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10212790417298569&set=a.1091223284103.127052.1332131857&type=3" target="_blank">post</a> che ho scritto su Facebook (e <a href="https://www.facebook.com/simona.scaccia.56/posts/1628445597463490" target="_blank">questo</a> di una ragazza attenta) poiché la storia di fatto mi ha già annoiato perché priva di sostanza. Più sostanziosi invece altri due articoli apparsi a breve distanza l'uno dall'altro: uno su <a href="https://www.lastampa.it/2016/10/13/italia/cronache/arte-libri-e-un-pc-a-famiglia-il-paese-ideale-in-calabria-QYZACawyzTzh4ixn79OfxK/pagina.html" target="_blank">La Stampa</a> e uno niente poco di meno che sul <a href="https://www.nytimes.com/2016/12/08/world/europe/digitizing-an-old-world-work-ethic-and-reaping-the-rewards.html" target="_blank">New York Times</a> (di fatto una traduzione di quello de La Stampa); fino a un servizio sul <a href="https://www.youtube.com/watch?v=vtma_JRMijI&t=4s" target="_blank">Tg2 Storie</a> Sostanziosi perché parlano di alcune realtà fiore all'occhiello del nostro paese e su questo nessuno credo abbia nulla da obiettare. Meno sostanziosi perché narrano una Soveria di 10 o 15 anni fa, enumerando iniziative e primati degli anni duemila. Lodevoli certo, allora, ma forse non dopo tutto questo tempo. Credo che i primati (non le scimmie), per considerarli ancora tali, andrebbero mantenuti. Allora viene da chiedersi: "Negli ultimi 15 anni non è successo niente degno di nota?", o ancora "Perché se è una città ideale in cui vivere, centinaia di giovani lavorano, studiano o si sono stabiliti lontani da Soveria?". E ancora l'affermazione "<i>Il posto pubblico qui non è una priorità. La maggior parte dei cittadini lavora nel privato, è capitato anche che al concorso per due vigili urbani si riesca a coprire un unico posto</i>" mi fa pensare che forse sia io che, come tanti, me ne sono andato, sia tutti i giovani disoccupati di Soveria, siamo degli sciocchi a non aver saputo cogliere le opportunità.</div>
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Non credo che farsi queste domande significhi voler affossare il proprio paese natale o non voler gioire nel vederlo campeggiare sui quotidiani nazionali e internazionali. Il legame che mi tiene incollato a Soveria è lo stesso che mi porta a scrivere questo articolo oggi. </div>
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Io vorrei gioire, lo giuro, ma non riesco proprio ad abboccare a facili esche. Perché il paese l'ho vissuto fino a poco tempo fa e lo conosco. E se leggo un articolo e ci trovo foto o informazioni diverse dalla realtà, allora la cosa mi ferisce. Perché vuol dire che preferiamo raccontarci - amministratori e cittadini - qualcosa di diverso dalla realtà. <b>Vuol dire che vorremmo vivere nel paese che viene raccontato sui giornali</b> e non in quello fatto di muri scrostati e <i>vinelle</i> che profumano di storia. Vuol dire che siamo disposti a credere che a Soveria ci siano i laghi e si producano olive, piuttosto che ammettere che non vediamo un progetto di speranza per il posto in cui siamo nati.</div>
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<b>POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2016/10/morte-dolore-lamento-paese-sud.html" target="_blank">La morte è dietro l'angolo</a></b><br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-7140185129835473642017-01-06T04:59:00.005-08:002017-01-07T08:10:07.467-08:00Tutte le parole del 2016 che vorremmo dimenticare<div style="text-align: justify;">
Caro neonato e magnanimo <b>2017</b>, vengo a te con una lista di piccole cose che mi sento di chiederti per i prossimi 365 giorni: si tratta di <b>far sparire dal linguaggio parlato alcune parole e modi di dire</b> più fastidiosi di un film di Natale con Alessandro Siani e Paolo Ruffini. E se ti sentissi in vena di concessioni, potresti anche eliminare fisicamente quanti ne fanno uso.<br />
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Per semplificarti un po' il compito mi prendo la libertà di darti alcuni preziosi suggerimenti.<br />
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<img alt="parole usate 2016" border="0" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0-Roxt4l-zEKO2DyeTnV9_TcwGHAXLeNIlWyJNb0iGm4HzLwo4O3Otl9hBTBiGm4wKiGp4WrN3LCwWIvz6nGT-MT29WmuJadlm5443zG51ygHBMhTmCYwcZYVAgLpz8QC3m7_t_2kf2g/s640/parole-usate-2016.jpg" title="parole usate 2016" width="640" /></div>
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Tanto per cominciare potresti far sparire l'abuso della parola <b>establishment</b>, non perché non serva, ma perché ormai se ne fa un uso talmente distorto dimenticando che esiste da migliaia di anni ed è stato sinonimo di oligarchia in alcuni periodi, di élite in altri, di casta di recente; e non ci si accorge che si tratta solo di un capro espiatorio nel momento in cui l'economia non gira bene. E mi viene spontaneo, caro 2017, chiederti di eliminare <b>sondaggi</b>, di certo tra le parole più sopravvalutate del 2016.<br />
<br />
Così come l'abuso di "<b>il fronte del</b>", per indicare una parte di votanti, mi fa venire voglia di prendere la fronte di chi l'ha inventato e sbatterla ripetutamente contro un frigorifero. Quindi 2017 benevolo, agisci tu. E visto che ci sei, portati gentilmente via anche il <b>presidente non eletto dal popolo</b>, così come i <b>gufi</b>, i <b>giaguari</b>, le <b>vacche</b>, <b>le volte buone</b>, i <b>referendum, </b>i<b> mandare a casa </b>e<b> </b>la <b>governabilità</b>! E se non chiedo troppo anche Salvini. </div>
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Magnifico anno nuovo, potresti provvedere a eliminare le espressioni <b>passo di lato e passo indietro</b>? A meno che non si tratti di una lezione di fox-trot non se ne sente l'esigenza: io dico o uno si leva dalle scatole o resta al suo posto a continuare a fare danni. Inoltre anche <b>stepchild adoption</b> non è che ci faccia impazzire! Non tanto per la legittimità di tale provvedimento, ma per non doverci più maciullare il fegato sentendo Scilipoti pronunciare codesto termine. </div>
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Oh onnipotente anno nuovo, potresti portare via tutte le <b>bufale</b> escludendo solo quelle fatte di latte? (E magari anche quanti le fabbricano e quanti ci abboccano, alle notizie false ovviamente). Inoltre faresti sparire, cortesemente, l'<b>onesta intellettuale</b> che a me pare solo un modo pavido e paraculo per dire a qualcuno che è un'emerita testa di cazzo. Abolisci pure, visto che ti ci trovi, la parola <b>emergenza </b>associata a qualsiasi accadimento, dai migranti al terremoto al terrorismo: per come sono andate le cose quest'anno è solo pleonastico (visto che non è stata proprio un'<b>ottima annata</b>). A proposito portati via anche il <b>sedicente </b>Stato Islamico e la <b>presunta </b>trattativa Stato-Mafia, e magari anche <b>efficientamento</b>, i <b>furbetti del cartellino</b> e il tanto aborrito <b>petaloso</b>.</div>
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Se ti senti generoso, caro 2017, potresti inibire l'uso della parola a quanti sul <b>calendar </b>segnano una <b>call </b>con qualcuno? Non è che se dici call per indicare una banale chiamata, ti danno automaticamente il premio Nobel!. <b>Endorsato</b>, <b>must-have</b>, <b>location</b>, <b>performare </b>e <b>googlare </b>dovrebbero far venire un ictus direttamente al pronunciamento della prima sillaba; così come chi si ostina ancora, da anni, a sbagliare l'uso del <b>piuttosto che</b>, a dire un <b>attimino</b>, <b>quant'altro</b>, <b>anche sì/no</b>, <b>assolutamente sì/no</b>, <b>ciaone</b>, augurerei una paresi facciale di almeno 15 giorni (ma su questi erano già stati debitamente scagliati numerosi anatemi qualche anno fa in <a href="http://minuscolospaziovitale.blogspot.it/2015/01/lettera-2015-espressioni-odiose-errori-grammaticali.html" style="font-weight: bold;" target="_blank">Delle espressioni più odiose del 2014 e altre lagne</a>). E magari, per essere pignoli, potresti limitare l'uso del <b>ci aggiorniamo</b>? Non siam mica sistemi operativi.<br />
<br />
Di <b>Andiamo a comandare</b> credo ne dovrebbe essere abolito l'uso per legge per cui, caro 2017, potremmo fare prima eliminando direttamente <b>Rovazzi</b>? Uno che non si sa esattamente che animale sia, se non amico di Fedez. E visto che ci sei magari insieme a lui trascina nel'oblio anche <b>Gianluca Vacchi</b>, essere che sulla carta d'identità alla voce professione ha scritto "ricco". Seppur quest'anno i ricchi vanno di moda, specie quelli con i toupet e quelli che qualcuno ha pensato malauguratamente di raggruppare in un format dal titolo <b>riccanza</b>.<br />
<br />
Caro 2017, a causa di questo dissesto linguistico nell'ultimo anno <b>Umberto Eco</b> ci ha lasciato amareggiato e da qualche giorno <b>Tullio De Mauro</b>, dopo aver sentito ripetutamente svolta garantista e giuria popolare, ha pronunciato le sue ultime parole: "No <b>2017</b>, io esco". Onde evitare altre vittime illustri dammi retta, segui la mia lista e sarà uno splendido <b>anno nuovo</b>, in barba alla numerologia.</div>
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<i>Se invece siete vittime o assuefatti ai termini inglesi italianizzati (male) vi consiglio<b> </b></i><a href="http://diariodiadamo.vanityfair.it/2014/02/11/vittime-dellitanglish-unitevi-ci-briffiamo-insieme-un-racconto-e-uno-sfogo-da-ridere/" style="font-weight: bold;">Vittime dell'Itanglish unitevi, ci briffiamo insieme?</a> <i>(l'autore è uno simpatico)</i></div>
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<li style="text-align: justify;"><a href="http://www.vanityfair.it/news/italia/15/02/24/italiano-inglese-change-org-parole">Parliamo come mangiamo. Ossia in italiano</a></li>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-81975715538882523312016-11-04T07:56:00.000-07:002016-11-04T07:57:31.527-07:00Massimo Sirelli, quei ricordi che diventano robot<div style="text-align: justify;">
<i>L’artista Massimo Sirelli si è inventato un mondo popolato da robot da compagnia, realizzati con pezzi da riciclo dietro ai quali si nascondono storie personali e importanti. Vere e proprie opere d’arte che non sono oggetto di compravendita, ma aspettano solo di essere adottate.</i><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="massimo sirelli" border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg94b2N5gCg52Bti9Oagi9LJfVQ-EH4e50nzdphYm846raSVhSgScwJs42A3X6WcoYC_d614GlkWHkDtSPDjxIWsbtRNd7KZTgdXdlYlRe11A9pUjdfRVk5JFkbm9z4IFsR_mfBb0wyLLE/s640/MassimoSirelli_02_foto_di_Francesco_Gili.jpg" title="massimo sirelli" width="640" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: right;"><i>Massimo Sirelli - Foto di Francesco Gili</i></td></tr>
</tbody></table>
Diligentemente disposti su mensole, su scaffali, sul grande tavolo da lavoro in legno grezzo. Alti, bassi, grassi, magri, umanoidi o dalle sembianze animali, dal colore del metallo o colorati: sono i <b>robot </b>da compagnia di <b>Massimo Sirelli</b>, un <b>artista </b>calabrese impiantato a <b>Torino</b>, che sfugge a qualsiasi etichetta. Un po’ street artist, un po’ illustratore, un po’ padre di robot, un po’ direttore creativo della sua agenzia di comunicazione.</div>
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Tra gli argini del Po e della Dora si trova il <b>laboratorio </b>di Massimo. L’ordine regna sovrano e tutti gli attrezzi del mestiere sono disposti con precisione maniacale. Non solo viti, bulloni, martelli e trapani: i pezzi forti del suo arsenale creativo sono <b>innumerevoli scatole di latta di ogni forma e colore</b>, utensili da cucina in disuso, maniglie di finestre, rotelle di monopattini, piccoli elettrodomestici. </div>
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<b>Ogni pezzo racconta una storia e rappresenta un ricordo</b>, come quella padella appartenuta a sua nonna da cui prende avvio la sua esperienza di recycling robot. Oppure come quella latta col coperchio regalatagli dalla sua ex compagna, o quella valigetta di alluminio anni ‘60 pescata da una bancarella nel Marais. <b>La fine di una vita, di un amore, di un viaggio, lascia dietro di sé oggetti</b>, cose di cui il più delle volte non sappiamo cosa farcene. Massimo li custodisce gelosamente, fino a quando non decide di lasciarli andare, anche per esorcizzare il dolore di una fine: questo non accade fino quando quegli oggetti non gli parlano e non si accostano spontaneamente a qualche altro pezzo. In questo modo, lentamente, comincia a prendere forma un robot, rigorosamente e interamente di metallo, senza saldature né colle. I pezzi vengono avvitati tra loro, la testa, le orecchie, il corpo, i piedi, fino a quando Massimo non è soddisfatto del risultato. Solo a quel punto sceglie un nome per la sua creatura e ne diventa il biografo. <b>Ogni robot infatti ha una carta d’identità e un vissuto ben delineato</b>. C’è Ettore, il cui pezzo principale è una scatoletta di tonno. Professione pescatore ma, dopo aver accusato i primi problemi di memoria, preferisce starsene tranquillo al porto ascoltando “la musica del mare, le onde sulle spiagge e i solfeggi sopra al cuore”. Oppure c’è la corpulenta balia Beth, londinese doc, discendente da una gloriosa famiglia di tate, che vanta una bis bis nonna come sorvegliante della regina in persona: nelle sue vene scorre solo tè reale, e non a caso il suo corpo è una larga latta di <i>british tea</i>.<br />
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<img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiziAQ9VvMgYpbu2JZ3zlfLGvgkDqLy0XnI9fala49kTBr5NDn4bYhTVLj2X_C390OarjfJ8xHdR1hGkbEudQaPW6JVxhn8DLZBDqN1T1RM-QZi8acvqEoGGoujvRVS_3-Dh2sqWxl52-k/s640/robot_massimo_sirelli.jpg" width="640" /></div>
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A questo punto Massimo carica la loro foto e la loro storia sul sito <a href="http://adottaunrobot.com/"><b>adottaunrobot.com</b></a> e attende pazientemente che qualcuno decida di prendersi cura di uno dei suoi robot da compagnia. Per averne uno non basta chiedere il prezzo, come un acquisto qualunque: bisogna far pervenire una richiesta formale a Massimo motivando le ragioni che spingono a quell’adozione, descrivendo la famiglia in cui il robot andrà ad abitare e quali cure saranno a lui riservate. </div>
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Può sembrare tutto uno scherzo ma Massimo è serissimo. “<i>Ho rifiutato più di un’adozione perché non mi convincevano le motivazioni. Non si tratta di una compravendita, non lo faccio per soldi è la mia arte: quindi mi possono offrire anche 1000 euro, ma se non sono sicuro i miei robot non si muovono dal laboratorio</i>”. E probabilmente ci si potrebbe davvero aggirare intorno a quella cifra per i pezzi più grandi, visto che un robottino sui 20 centimetri di altezza vale 300 euro.
Dal 5 novembre terrà una serie di <a href="http://www.fondazioneprada.org/project/un-robot-per-amico/" target="_blank">workshop per bambini</a> presso la <b>Fondazione Prada di Milano</b>, durante la quale costruiranno, creeranno e trasmetterà loro la sua visione delle cose: “<i>Dirò ai bambini la verità: che questi robot sono vivi e che cercano una casa e delle persone che li amino e si prendano cura di loro. Un po’ come noi tutti!</i>”, certo che nei bambini sia evidente quella curiosità morbosa verso un essere di metallo che ci assomiglia sensibilmente.<br />
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<img border="0" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguHRbecQY7IDsgok5m7ZxWisMmSLnh5y55Q6Vbp_-aGUvPIDYYmmUN20mfDlrOeITTUE9KWaVhB39_vWZzWEFLW-XvhpHLYTewu3Q0u87acD_oO9NsQybhMKHj8CYXCELJSXv8DLPMzMk/s640/massimo_sirelli_robot.jpg" width="640" /></div>
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Il progetto di Massimo nasce dalla voglia di sperimentare, attraverso la <b>cultura del design del riuso</b>, una forma di creatività consapevole che mette in primo piano l’aspetto emozionale della materia. “<i>Dopo diversi anni al servizio di agenzie e progetti di comunicazione, anche importanti, continuavo a non sentirmi appagato. Avevo come l’impressione di prostituire la mia creatività e di non impiegare il mio tempo in qualcosa di significativo per me</i>”. Un percorso tutto personale che lo porta a insegnare allo IED dal 2008, a diventare direttore creativo di una sua agenzia, a realizzare installazioni di street art e pittoriche nei più importanti festival nazionali. Ma i robot occupano nel suo cuore un posto privilegiato, tant’è che di uno ha voluto omaggiare anche l’ex Presidente della Repubblica <b>Giorgio Napolitano</b>. </div>
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Prima di separarsi dalla sua creatura, Massimo <b>lucida per l’ultima volta il suo robottino </b>e lo imballa con cura. Poi lo ripone comodamente in una scatola di cartone dal packaging ricercato, con tanto di bigliettino scritto a mano e adesivi che ne certifichino la provenienza, e infine profuma il pacco con fragranze che richiamino la storia del suo abitante.
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[Articolo pubblicato nel numero #73 di novembre della rivista <a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/hazm/#p=28" target="_blank">WU magazine</a>]Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-46582641454035301052016-10-21T15:42:00.000-07:002016-10-21T15:59:44.705-07:00Oliviero Toscani, la foto negata e quei pregiudizi immortali<div style="text-align: justify;">
Nel 2007 <b>Oliviero Toscani</b> partorì la dubbia <a href="http://www.zoom24.it/2016/04/07/calabria-da-spot-24-milioni-di-euro-in-otto-anni-ma-il-turismo-continua-a-calare-14363/" target="_blank">campagna</a> di promozione turistica della <b>Regione Calabria</b>. Qualcuno se la ricorda? Pagammo sui 4 milioni di euro per farci dire che noi calabresi siamo <b>terroni</b>, <b>malavitosi</b> e <b>ultimi della classe</b>. </div>
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<img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj46y2Bxp1-uY-WI6KGzg7P1xPJWnufztDslbFkEtRvhLNebwev5Swwil0v4mU-4ZDcLpz6_YEoNH7aSEK57l346PKwRYBSjWn0L3SzqIJKwD0snXYyLeyHUCEEvCwe1My7bQhfRIjYhzA/s640/calabria2.jpg" width="640" /></div>
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<img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix_hvFoCtwU62gjOWNd4w751orX_7x3Fp5iyixuFxwcUQgmZEmv2ObAF5uAaof-x3ZEqn3cB4KxNLoFXiHfAl0JTCfF7xrtYrickmsnUuRNsHcHuMI9C5QwXgIxlQP2QdWcTjdmQjVWa8/s640/calabria6.jpg" width="640" /></div>
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Giovedì 20 ottobre, al termine di una<i> lectio magistralis</i> a <b>Vibo Valentia</b> per presentare la sua <a href="http://www.ansa.it/canale_viaggiart/it/regione/calabria/2016/09/28/vibo-in-mostra-razza-umana-di-toscani_a19fe97f-afad-43bf-b2ec-ce5a3f279aea.html" target="_blank">mostra</a>, l'estroso Sgarbi della fotografia nega una foto a un ragazzino apostrofandolo con "che ne so che non sei un <b>mafioso</b>, perché devo farmi una foto con te? Anche <b>Matteo Messina Denaro</b> non aveva la faccia da mafioso, eppure lo era!". Il giovane <b>Vittorio</b>, all'ultimo anno del Liceo Scientifico Berto,<b> </b>torna a casa mortificato e si sfoga su Facebook:</div>
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<img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV5_GTj3y05cTQeRvhWO3s7ElsuPA8u39bseDgtBtCR_9Xwf3QrE6BAjJA6OXQQP3U5f4wKxTMvWKcHCkqCqewbIWoTC1tL53XtEJHztFnMQzqUCZEoMukd8srRvy1CVTZiiGR4IvvnAE/s640/vittorio+sibiriu+post+facebook+oliviero+toscani.JPG" width="572" /></div>
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Ho raggiunto telefonicamente Vittorio ieri pomeriggio, tra l'altro disturbandolo mentre era a un corso di preparazione per i test di medicina che farà l'anno prossimo (il malavitoso!). Mi ha raccontato che da poco ha comprato una reflex e che gli piacerebbe iscriversi a un corso di <b>fotografia </b>per capirci un po' di più. Per questo ha partecipato alla <i>lectio</i> di Toscani, alla fine della quale si è messo in fila, pazientemente, per farsi scattare una foto con lui e scambiare due parole. </div>
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Niente <b>selfie </b>quindi, niente arroganze, come ha dichiarato l'occhialuto fotografo a <a href="http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2016/10/21/potresti-essere-mafioso-toscani-nega-selfie-studente-era-una-battuta_ElbfTbrVCk1L5E5CPpWMOJ.html?refresh_ce" target="_blank">Adnkronos</a>. Vittorio era infatti lì con un'amica che avrebbe dovuto scattare la foto. Al rifiuto il diciottenne, rispettosamente, non proferisce parola. Ma la "battuta" lo ferisce profondamente. </div>
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Questo episodio dovrebbe farci riflettere su due cose.</div>
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La prima è che certi <b>pregiudizi </b>stancano a morire. E che quei pregiudizi fanno male come coltelli, soprattutto se hai 18 anni e se a pronunciarli è una persona che ammiri.</div>
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La seconda è che continuiamo a chiamare in Calabria della gente che, palesemente, non può soffrirci. E non è piagnisteo o campanilismo. Credo sia solo sinonimo di intelligenza smettere di spendere dei soldi per invitare personaggi come Toscani che dovrebbero farci pubblicità, ma riportano la Calabria indietro di decenni. <br />
Ironia della sorte: i genitori di Vittorio sono una poliziotta e l'altro carabiniere.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-65173110738439612782016-10-21T11:03:00.002-07:002016-10-27T02:10:54.607-07:00La morte è dietro l'angolo<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi0AiY6idlgfKwpypJkSDuq0HzPqOxul58LuB-7zmmvIVCJ9GzGhCzvVUWvlJanxB0rTPpeKNC0_FzjNvsl8bkQXR6XP0VMEZkPRHrBsCxreiL9oUbkO6q4PC1lLZZ5fIFcGtQTp4KwqQ/s640/jhhj.JPG" width="640" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: right;"><i>Vicoli calabresi di Fabio Merico</i></td></tr>
</tbody></table>
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<b>Ci deve essere un topo</b> che si arrampica lungo la pergola, si avvicina ai grappoli d'uva e se li mangia tutti, sputando la parte esterna e assaporando la parte più dolce. La vedi sotto in corrispondenza la montagnetta di acini viola in decomposizione? Quest'anno non è un'annata buona, né di uva né di castagne. Però di funghi ce n'è. Dice che arriva la gente dai paesi di mare a raccoglierli, macchine e macchine sopra e sotto ogni giorno.</div>
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<b>Lo hai saputo chi è morto?</b> Il padre del compagno tuo delle medie, o delle elementari. Dice che una cosa improvvisa, nessuno se lo aspettava. Ma nemmeno io sto molto bene, che vuoi l'età c'è, i dolori pure. Il posto al camposanto comunque ce l'ho ed è già pagato.</div>
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<b>La sera ormai un po' di fuoco ci vuole</b>, ma di giorno tutto sommato si sta bene. Trent'anni fa a quest'ora eravamo già con il cappotto, tant'è che c'è il detto che a Tutti i Santi, la neve è già ai lati della strada. Ma ormai non si capisce più niente, il tempo è impazzito: un po' fa caldo, un po' fa freddo, non sai più come vestirti. Dice che quest'anno arriverà l'influenza più forte degli ultimi secoli, speriamo bene.</div>
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<b>No, ma tanto qui non c'è niente</b>, che cazzo fai? Non lo vedi? Sul corso di sabato sera non c'è nessuno, se il pub è chiuso ci sono solo ragazzini di altri paesi che vengono qui a fare baccano. Dice che ormai circola di nuovo droga come negli anni '90. Ve ne siete andati tutti e qui siamo rimasti in pochi. Che dobbiamo fare?</div>
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<b>Ma l'hai saputo che il prete</b> ha cancellato il catechismo, le comunioni, le cresime, tutto? Abbiamo fatto per anni le cose così ed è andato bene a tutti. Ora arriva lui e bisogna cambiare tutto? Cominciasse a fare la predica più breve che noi la domenica abbiamo da fare. Dice che hanno fatto pure una raccolta di firme per il vescovo per mandarlo via, ma ancora qua è.</div>
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<b>Se ci vediamo Buongiorno, Buonasera, e finisce lì</b>. Io non voglio averci niente a che fare. Ora pensa se io mi posso fare il sangue amaro per una casa vecchia che sta cadendo a pezzi. Tutti gli eredi vorrebbero venderla, pure quelli dell'Australia, tranne loro. Che aspettano, che moriamo tutti e che se la appioppano loro? Che se la tenessero, un pensiero in meno.</div>
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<b>Vuoi ancora pasta? </b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14023399076530733435noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7367464581489961853.post-44039502747862733292016-10-10T06:55:00.000-07:002016-10-25T07:01:35.537-07:00Luna park a impatto zero<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<i>In un rigoglioso bosco sulle colline del Montello, Treviso, si erge un parco attrazioni che funzione senza elettricità. Il creatore è un pensionato di quasi 80 anni che ha solo la quinta elementare ma che immagina giostre fuori dall’ordinario</i></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><span style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjMlQtUSGh6tbw1FNy_nrILjZvsFHZAUcmZeE4Bvu1eKcd2h5iLAB0C4P5wSAoBGjjrJI5Hy5zc9vWvgfb1tW-VdGq-Zym7N_K1hT3_tCw7IZKSGdblt6D9VmnaOoLe4wI7lW6EbG6Igg/s640/lunapark+osteria+ai+pioppi.jpg" title="Luna Park Osteria Ai Pioppi" width="640" /></span></td></tr>
<tr><td class="tr-caption"><i>©Rudi Bressa per LifeGate</i></td></tr>
</tbody></table>
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Ha 79 anni, ma l'entusiasmo e la vitalità di un dodicenne. I suoi occhi scrutano attenti tutti i movimenti presenti in natura, dalla foglia che trema al sasso che rotola, dal volo degli uccelli allo scorrere dell’acqua in un torrente. Ci troviamo a <b>Nervesa della Battaglia</b>, un comune di quasi settemila abitanti in provincia di <b>Treviso</b>, dove il signor <b>Bruno Ferrin</b> ha creato qualcosa di unico in tutto il mondo: uno stralunato <b>parco d’attrazioni</b>, immerso in un rigoglioso bosco di faggi, castagni e betulle che funziona completamente senza l’alimentazione elettrica. Sembra follia, eppure recentemente anche <a href="https://www.theguardian.com/travel/2015/may/28/10-of-the-most-bizarre-homemade-attractions" target="_blank">The Guardian</a> si è accorto della singolarità di questo luna park, inserendolo tra i dieci parchi d’attrazioni <i>homemade </i>più bizzarri del mondo. Ma andiamo per ordine.</div>
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Siamo nel 1945 e Bruno di mattina vende i lieviti ai fornai della zona. Per sfruttare al meglio il tempo a disposizione nel resto della giornata, insieme alla moglie, la signora Marisa Zaghis, decide di aprire una piccola osteria sulle colline del <b>Montello</b>. Qualche bottiglia di vino, pane, salsicce, un altalena. L’afflusso di clienti è inaspettato e i Ferrin decidono di dedicarsi completamente alla loro <b>osteria </b>“<b>Ai Pioppi</b>”. Poi un giorno Bruno alle prese con l’istallazione di nuove altalene, si reca in paese da un fabbro a chiedere di saldargli dei pezzi di ferro per ricavarne dei ganci. L’impegnato artigiano gli permette di utilizzare la sua saldatrice ed è lì che si compie una qualche magia. Bruno scopre la sua passione per il recupero di pezzi ferro e metallo, galvanizzato dalla possibilità di creare qualcosa che prima non aveva forma. Così acquista il bosco antistante all’osteria e comincia a lavorare nel suo laboratorio per dar vita alle prime giostre, attrazione per i suoi clienti.</div>
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Senza avere alcuna formazione tecnica installa scivoli e girandole. Il passaparola è molto rapido, l’osteria conta sempre più coperti, le invenzioni di Bruno si susseguono numerose. Così presto ristruttura l’osteria, costruisce solidi tavolini di legno all’esterno e un ristorante con 140 coperti all’interno. Moglie e figlia in cucina, un’altra in sala e lui nella sua fucina creativa, come Efesto dio del fuoco. </div>
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Negli anni dà vita a circa quaranta attrazioni, adatte a grandi e bambini, immerse nel bosco e sorprendentemente funzionanti <b>senza l’utilizzo di corrente elettrica</b>. Bruno osserva scrupolosamente ogni movimento esistente in natura e cerca di replicarlo attraverso le sue giostre, <b>sfruttando solo le leggi della fisica</b>. Si parte dagli scivoli a tre corsie, per sfidare gli amici grazie al solo peso del corpo; un’immancabile “giro della morte”, una sorta di ruota panoramica che si aziona solo grazie al vigore della gambe degli avventori, chiamati a pedalare con forza per compiere un giro di 360 gradi. Poi una piccola “ballerina”, ispirata al più noto Tagadà ma ripensato per essere azionato grazie alla <b>forza cinetica</b>; la “gobba”, una montagna russa in miniatura costituita da un carrellino posto su un binario che, grazie alla <b>forza di gravità</b>, consente di affrontare a tutta velocità la discesa, scalare la “gobba” e tornare indietro ripetute volte; fino all’adrenalinico “pendolo”, l’unica attrazione ad aver bisogno di 90 secondi di corrente per portare in cima lungo il binario il vagoncino con 6 persone, le une di spalle alle altre: spento il motore il carrello scende in picchiata a 100 km orari e risale per 30 metri per inerzia dalla parte opposta, provocando un <b>naturale effetto di</b> <b>oscillazione</b>, su e giù lungo il binario innumerevoli volte.<br />
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<img border="0" height="478" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGX2ofd05R11-b6__MzPFVPWBpKrTGezQ03wJChQqgGlafeKGRS_El1BEIrmS0ezNlUInw5DAHBGu7-pShNz56l5QD_Wtp6IfMkSFPIdCQjqYhRDP6aUR9G_miOfXhjRx4gNV8PJCQzDo/s640/luna+park+osteria+ai+pioppi.jpg" width="640" /></div>
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Bruno immagina per mesi le sue giostre, poi si reca da un disegnatore tecnico e da un ingegnere per ottenere bozzetti al computer e verifiche e infine fa ritorno al suo laboratorio e si mette all’opera. <b>L’ultimo passo consiste nel collaudo e nell’omologazione delle giostre</b>, sempre prerogativa dell’ingegnere. Non ci sono mai stati incidenti gravi (al massimo qualche braccio rotto e qualche malore dovuto all’adrenalina), la manutenzione delle giostre è continua, l’attenzione del personale massima. Ma paradossalmente non si può parlare di parco a norma, perché non esiste alcuna normativa di sicurezza europea che regoli i <b>parchi di attrazione privi di elettricità</b>. </div>
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Nel 2015 si sono contati 50.000 visitatori, forse spinti anche dal fatto che per accedere alle giostre non serve alcun biglietto d’ingresso, se non la consumazione del pranzo nell’osteria di famiglia (preferibilmente dopo aver fatto sopra e sotto nel <b>luna park</b>). Si può scegliere tra carne di maiale e baccalà, lumache, pollo e formaggio cotto, sempre accompagnati da polenta secondo la migliore tradizione veneta. Imperdibile il caffè aromatizzato con ingredienti segreti. Dei pioppi, di cui l’osteria porta il nome, ne restano ormai solo quattro o cinque, ma in 45 anni di attività Bruno ha messo a dimora migliaia di aceri, olmi, carpini neri e bianchi, faggi, castagni, betulle, platani.
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<span style="text-align: start;">[Articolo pubblicato nel numero #72 di ottobre della rivista </span><b><a href="http://online.fliphtml5.com/bmrv/hbiw/#p=33" target="_blank">WU magazine</a></b><span style="text-align: start;">]</span></div>
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