venerdì 23 agosto 2013

"Il 19 agosto dovete essere tutti in ufficio!"

Così ha esordito il mio capo un giorno di giugno, condividendoci un file per la scelta dei giorni delle ferie.
"Bisogna essere tutti di nuovo in sede e operativi!". 
E tu che gli dici? Intanto e lui che ti passa i piccioli ogni mese. Piccioli che finiscono alla velocità della luce, ma questo è un altro discorso.
Sì, avrei voluto rispondere "Ma il 19 agosto dello stesso anno o di questo?"
Oppure cercare di fargli capire che il 19 agosto io sto ancora digerendo il pranzo di Ferragosto, con parecchia difficoltà, e non senza l'aiuto del citrato effervescente. Però mi sembrava un discorso che un nordico difficilmente avrebbe carpito.

Un nordico non può proprio avere la concezione delle teglie di melanzane e peperoni ripieni che sono passati davanti ai miei occhi. In marcia. 
In fila indiana. 
Ancora li rutto.

Alla fine mi rassegno alle gerarchie, metto qualche melanzana ripiena in un Tupperware e torno nella pianura padana. Scendo dall'aereo e ad accogliermi nessun capo di stato, o red carpet, o fotografi, o orde di fan. Solo pioggia. 
A cui sono seguite numerose bestemmie e lanci di melanzane contro il cielo.

Per farla breve.
Arrivo in ufficio con un umore tale da far andare in depressione anche Pollyanna e scopro che tutti i capi sono in vacanza fino a fine agosto e che davanti ai pc ci sono io e una mezza dozzina di poveri stronzi, che come me avevano ricevuto la fatidica mail.

Orde di melanzane e peperoni ripieni di colpiranno. E ti faranno molto male. 
Ti aspettiamo in ufficio.





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