lunedì 10 ottobre 2016

Luna park a impatto zero

In un rigoglioso bosco sulle colline del Montello, Treviso, si erge un parco attrazioni che funzione senza elettricità. Il creatore è un pensionato di quasi 80 anni che ha solo la quinta elementare ma che immagina giostre fuori dall’ordinario
©Rudi Bressa per LifeGate
Ha 79 anni, ma l'entusiasmo e la vitalità di un dodicenne. I suoi occhi scrutano attenti tutti i movimenti presenti in natura, dalla foglia che trema al sasso che rotola, dal volo degli uccelli allo scorrere dell’acqua in un torrente. Ci troviamo a Nervesa della Battaglia, un comune di quasi settemila abitanti in provincia di Treviso, dove il signor Bruno Ferrin ha creato qualcosa di unico in tutto il mondo: uno stralunato parco d’attrazioni, immerso in un rigoglioso bosco di faggi, castagni e betulle che funziona completamente senza l’alimentazione elettrica. Sembra follia, eppure recentemente anche The Guardian si è accorto della singolarità di questo luna park, inserendolo tra i dieci parchi d’attrazioni homemade più bizzarri del mondo. Ma andiamo per ordine.

Siamo nel 1945 e Bruno di mattina vende i lieviti ai fornai della zona. Per sfruttare al meglio il tempo a disposizione nel resto della giornata, insieme alla moglie, la signora Marisa Zaghis, decide di aprire una piccola osteria sulle colline del Montello. Qualche bottiglia di vino, pane, salsicce, un altalena. L’afflusso di clienti è inaspettato e i Ferrin decidono di dedicarsi completamente alla loro osteria Ai Pioppi”. Poi un giorno Bruno alle prese con l’istallazione di nuove altalene, si reca in paese da un fabbro a chiedere di saldargli dei pezzi di ferro per ricavarne dei ganci. L’impegnato artigiano gli permette di utilizzare la sua saldatrice ed è lì che si compie una qualche magia. Bruno scopre la sua passione per il recupero di pezzi ferro e metallo, galvanizzato dalla possibilità di creare qualcosa che prima non aveva forma. Così acquista il bosco antistante all’osteria e comincia a lavorare nel suo laboratorio per dar vita alle prime giostre, attrazione per i suoi clienti.

Senza avere alcuna formazione tecnica installa scivoli e girandole. Il passaparola è molto rapido, l’osteria conta sempre più coperti, le invenzioni di Bruno si susseguono numerose. Così presto ristruttura l’osteria, costruisce solidi tavolini di legno all’esterno e un ristorante con 140 coperti all’interno. Moglie e figlia in cucina, un’altra in sala e lui nella sua fucina creativa, come Efesto dio del fuoco. 

Negli anni dà vita a circa quaranta attrazioni, adatte a grandi e bambini, immerse nel bosco e sorprendentemente funzionanti senza l’utilizzo di corrente elettrica. Bruno osserva scrupolosamente ogni movimento esistente in natura e cerca di replicarlo attraverso le sue giostre, sfruttando solo le leggi della fisica. Si parte dagli scivoli a tre corsie, per sfidare gli amici grazie al solo peso del corpo; un’immancabile “giro della morte”, una sorta di ruota panoramica che si aziona solo grazie al vigore della gambe degli avventori, chiamati a pedalare con forza per compiere un giro di 360 gradi. Poi una piccola “ballerina”, ispirata al più noto Tagadà ma ripensato per essere azionato grazie alla forza cinetica; la “gobba”, una montagna russa in miniatura costituita da un carrellino posto su un binario che, grazie alla forza di gravità, consente di affrontare a tutta velocità la discesa, scalare la “gobba” e tornare indietro ripetute volte; fino all’adrenalinico “pendolo”, l’unica attrazione ad aver bisogno di 90 secondi di corrente per portare in cima lungo il binario il vagoncino con 6 persone, le une di spalle alle altre: spento il motore il carrello scende in picchiata a 100 km orari e risale per 30 metri per inerzia dalla parte opposta, provocando un naturale effetto di oscillazione, su e giù lungo il binario innumerevoli volte.


Bruno immagina per mesi le sue giostre, poi si reca da un disegnatore tecnico e da un ingegnere per ottenere bozzetti al computer e verifiche e infine fa ritorno al suo laboratorio e si mette all’opera. L’ultimo passo consiste nel collaudo e nell’omologazione delle giostre, sempre prerogativa dell’ingegnere. Non ci sono mai stati incidenti gravi (al massimo qualche braccio rotto e qualche malore dovuto all’adrenalina), la manutenzione delle giostre è continua, l’attenzione del personale massima. Ma paradossalmente non si può parlare di parco a norma, perché non esiste alcuna normativa di sicurezza europea che regoli i parchi di attrazione privi di elettricità

Nel 2015 si sono contati 50.000 visitatori, forse spinti anche dal fatto che per accedere alle giostre non serve alcun biglietto d’ingresso, se non la consumazione del pranzo nell’osteria di famiglia (preferibilmente dopo aver fatto sopra e sotto nel luna park). Si può scegliere tra carne di maiale e baccalà, lumache, pollo e formaggio cotto, sempre accompagnati da polenta secondo la migliore tradizione veneta. Imperdibile il caffè aromatizzato con ingredienti segreti. Dei pioppi, di cui l’osteria porta il nome, ne restano ormai solo quattro o cinque, ma in 45 anni di attività Bruno ha messo a dimora migliaia di aceri, olmi, carpini neri e bianchi, faggi, castagni, betulle, platani.

[Articolo pubblicato nel numero #72 di ottobre della rivista WU magazine]

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