sabato 16 marzo 2013

Resoconto del mio primo mese di lavoro


Eccomi di ritorno dopo settimane di assenza e da astinenza da scrittura. Sicuramente non molti di voi si saranno accorti che l'ultimo post l'ho scritto un mese fa, ma io c'ho fatto caso forse perché a me è sembrato un secolo.
Avanti con la notizia bomba: ho trovato un lavoro. Un lavoro vero, con stipendio vero, contributi veri (lo spero), colleghi veri, capi veri (sic!) eccetera.
Ho sempre immaginato a come sarebbe stato il momento in cui avrei avuto un lavoro.
Sveglia al mattino, pausa pranzo, il "timbro del cartellino", l'uscita alla sera. e poi hobby, palestra, tempo a disposizione per progettare weekend di meravigliose attività, viaggi, gite fuori porta eccetera.

Celeberrimo rito del cartellino
Poi cominci a lavorare davvero: ti svegli la mattina e ti rendi conto che tutti e tre i tuoi coinquilini si alzano alla stessa ora e davanti al bagno bisognerebbe installare il display luminoso delle poste; prendi i mezzi stracolmi di gente che puzza già alle 9; entri in ufficio, saluti tutti, in pochi ricambiano, ti metti al pc, ti ricordi di badge-are (come cazzo si scriverà?) dopo un'ora che sei in ufficio; fai una pausa pranzo in compagnia di gente con cui non vorresti spendere nemmeno un minuto della tua vita, neanche per sbaglio in ascensore; poi lavori, il capo t'insulta, sei sotto pressione, fai delle belle cose, fai degli errori, sbuffi davanti allo schermo del computer, pausa caffè, pausa sigaretta, appunti sull'agenda, leggi le mail, mandi le mail al collega che ti sta affianco (già!). Guardi l'orologio, mancano solo due ore a alle 18:30; lo riguardi, manca solo un'ora; sono le  18:30 ma spunta qualche "urgenza"; sono le 7, finalmente esci, è finita una giornata, mancano solo 4 giorni al weekend; sali sull'autobus, c'è ancora più puzza, si chiudono le porte e ti ricordi che non hai passato il badge - imprecazione.
Arrivi a casa e non hai voglia di andare in palestra o da nessu'altra parte. Se esci e torni tardi la mattina sei un beccamorto in pigiama, e non è una condizione così edificante per andare a lavorare. Arriva il weekend e si ha più o meno la sensazione che sia ha prima dell'inizio delle vacanze estive, quando i progetti scavalcano le immaginazioni più fervide.
E invece il sabato si dorme fino all'una per recuperare il sonno arretrato, poi ti toccano le pulizie arretrate, la spesa arretrata (perché non c'hai in casa nemmeno una scatoletta di tonno), devi mettere la lavatrice - e no, quei vestiti sulla sedia non si laveranno mica da soli! - e se non sei stato bravo durante la settimana, hai anche del lavoro arretrato. Finisci per suddividere le cose da fare tra il sabato e la domenica, e t ritrovi ad andare a dormire alla domenica sera, senza aver concluso niente in tutto il fine settimana, deluso e arrabbiato con te stesso, e con l'angoscia da sabato del villaggio, o da domenica-sera-prima-d'iniziare-una-nuova-settimana-di-scuola. 
E tutto ricomincia daccapo.
Mi si potrebbe ribattere: Si ok, però adesso hai uno stipendio! Si è vero, ma se hai affitto e bollette da pagare, abbonamento mezzi, biglietto per tornare a casa per Pasqua, spese e ordinaria amministrazione, ti resta poco meno di quanto mi passava mio padre.
Insomma, benvenuto nel mondo del lavoro!


[Vabbè, chi mi legge sa che tendo un po' ad esagerare e a fare della prosopopea. Non è tutto così grigio e negativo. In fondo è un lavoro creativo. Ok basta, non posso cominciare dopo un mese a dire peste e corna, perché potrei essere licenziato subito. Credo che creerò un profilo-bis in cui potrò sputar merda in maniera anonima sul mio nuovo lavoro. Perché, fidatevi, ci sarebbe da scrivere un'altra saga!]

2 commenti:

  1. È proprio così... Stupendo! P.s. Ma l'ho scoperto oggi il tuo blog!!

    RispondiElimina
  2. Ma come??? Adesso ti tocca leggerti tutti i post dal 2010 in poi! E attendo reso conto dettagliato da una lettrice accanita come te!:-)
    Un abbraccio!

    RispondiElimina