domenica 9 giugno 2013

Manuale di sopravvivenza ai colloqui di lavoro - Lezione 1

CURRICULUM. Fare colloqui di lavoro (parola che ai nostri giorni è facilmente intercambiabile con stage non retribuito) è a sua volta un lavoro a tempo pieno. Anzi, facciamo un passo indietro. Se stai andando a fare un colloquio di lavoro, vuol dire che hai un buon curriculum, il quale è stato scelto fra quello di molti altri candidati. Oppure che nessuno si era candidato per quel posto, o che la loro intenzione è quella di sfruttarti senza ritegno, per cui hanno ricontattato chiunque abbia inviato un CV. Ma queste sono sottigliezze. Diamo per scontato che tu ci sia arrivato per i tuoi straordinari meriti e perché hai spiccate doti di team leader, sei smart, preciso, responsabile, hai 3/4 anni di esperienza, ma anche neolaureato, parli e scrivi in una dozzina di lingue, propenso al lavoro di gruppo ma anche in perfetta autonomia; spiccato problem solving, rispetto delle scadenze, capace di lavorare sotto pressione e di gestire più occupazioni contemporaneamente, e tutte quelle altre stronzate che mettono negli annunci di lavoro.

ACCOGLIENZA E ATTESA. Giungi nel luogo stabilito all'orario stabilito, quasi sempre sull'orlo del ritardo: è bene non farlo, ma neanche troppo presto, perché altrimenti denoti ansietà! Scruti il posto, leggi il citofono più volte, ti togli gli occhiali da sole, ti metti una mentina in bocca e suoni. Prassi: aprono il portone o il cancello che sia, senza fornirti ulteriori indicazioni su come raggiungere l'ufficio. Il colloquio è iniziato proprio in quel momento. Loro ti spiano dalle finestre, dalle telecamere di servizio per capire quanto sei imbranato nel raccapezzarti in un luogo sconosciuto. Dopo alcuni momenti di panico trovi il luogo deputato, suoni ed entri. Ti accoglie una receptionist che, dopo aver avvisato la persona con cui devi svolgere il colloquio, ti fa accomodare in  una stanza con un tavolo e numerose sedie. "Arriveranno a momenti" dice. Cosi ti accomodi, ti sistemi, tiri fuori il Curriculum, bevi un goccio d'acqua, e cominci a guardarti intorno. La mia tesi è che la stanza sia zeppa di telecamere e loro iniziano a scrutare il modo in cui tu ti muovi nell'attesa. Così cerco di fare l'educato anche mentre sono da solo: non mi metto le dita nel naso, se non con eleganza, non mi sfrego troppo le mani, altrimenti pensano che sono nervoso, non accavallo troppo le gambe così non do l'idea di uno troppo rilassato.


STRETTA DI MANO. Arriva il tuo esaminatore e, se sei fortunato, anche un altro. Il momento della stretta di mano, il momento decisivo. Se hai la mano sudata sei spacciato, se stringi troppo forte sei spacciato, se non hai una presa decisa sei spacciato.Se non guardi in faccia mentre stringi sei spacciato, se non sorridi sei spacciato. Se sorridi e hai qualcosa tra i denti, fai proprio una gran bella figura di merda.

[Seconda lezione qui]

2 commenti: