lunedì 10 febbraio 2014

La bulla di Bollate e altre brutte storie

Da mesi ormai assistiamo inermi a storie d'inarrestabile degrado che riguardano le nuove generazioni di adolescenti.
Dalle baby prostitute, dagli sputi a donne di colore sugli autobus, dagli attacchi omofobi che portano giovani al suicidio, da attacchi di cyberbulli sui social (Ask in particolare), fino ad arrivare alla bulla di Bollate che qualche giorno fa ha preso a calci e pugni un'altra ragazzina di 14 anni o giù di lì.

Io personalmente resto scioccato dai calci in testa sferrati da un umano ad un altro essere umano (se così possiamo definirli). Non dirò che è maggiormente scioccante perché si tratta di due ragazzine, perché sono bassezze che pronunciamo solo noi italiani maschilisti. Scioccante, invece, è la rabbia con cui la biondina tinta agisce e la totale indifferenza dei numerosi presenti che si sono limitati a riprendere e a bestemmiare di tanto in tanto.

Ho riso, in passato, di ragazze che si sono accapigliate per futili motivi: ma il massimo che ho visto è stato qualche capello strappato,qualche gridolino acuto, seguito da lacrime copiose ma immotivate e mascara sbavato. L'episodio della ignobile biondina tinta (di-tuta-vestita) ha tutta l'aria di un agguato bello e buono, premeditato, carico di rabbia, con scagnozzi al seguito che riprendono la scena indisturbati.

Sarà che ho avuto un'altra formazione, sarà che provengo da un altro secolo, sarà che ho un animo romantico, ma io a quel calcio in faccia ho arricciato il naso e girato la testa dall'altra parte. Ed è ancora più incredibile che gente sul web abbia sfruttato la notizia, spacciandosi per paladini della non-violenza di gandhiana memoria, solo per fare qualche manciata di like o follower in più. Ancora più sconcertante che a vedere questo video qualcuno dica che è tutto normale, che lo si faceva anche ai suoi tempi e che ora è soltanto amplificato per via della velocità del web. Resto di pietra davanti a un mondo che guarda tiepido questi eventi. 

E come di solito accade davanti a questi fatti parte la caccia al colpevole: ho visto comparire articoli che davano tutta la colpa alla madre e alle (pessime) madri italiane, viziati da evidente maschilismo nostrano (il padre invece era sulla poltrona a leggere il giornale e fumare la pipa), ai professori e alla scuola, ai presidi, agli amici, al sistema. Solito populismo di chi ha pochi argomenti (seppur io sarei per l'abolizione del suffragio universale e per la castrazione chimica delle stesse persone non in grado di votare).

Io penso semplicemente che uno stato che permette la cancellazione, o quant'anche la riduzione, delle ore di storia dell'arte come insegnamento nelle scuole, un paese che possiede la stragrande maggioranza del patrimonio artistico mondiale, che permette la chiusura di teatri, che fa pagare migliaia di euro per la Scala e non sovvenziona le piccole compagnie (e la lista potrebbe continuare all'infinito) è proprio il maggiore responsabile di giovani reietti e annoiati, che non hanno stimoli e incentivi, che per passare il tempo si devono drogare, stuprare e pestare fra loro. E' uno stato che si merita schiere e schiere di bulle di Bollate. Uno stato che, con leggi deleterie e una classe politica indegna, legittima una società dove non è più sensato chiedere scusa se si urta per sbaglio qualcuno per strada, o far sedere una donna incinta o un anziano tremolante, in cui non ha senso andare per mostre e cinema, dove l'impegno per progetti seri, volontaristici e di utilità sociale sono ritenuti futili e perdite di tempo.


2 commenti:

  1. Sono totalmente d'accordo con te!
    Siamo (diventati?) un popolo di insensibili concentrati solo su sè stessi disposti a calpestare il prossimo e la propria dignità... per raggiungere cosa poi devo ancora capirlo.

    (bellissima la nuova veste grafica!)

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    1. Grazie Carolina! Confidiamo nel buon vecchio "la bellezza salverà il mondo!" :-)

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