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venerdì 23 ottobre 2015

«Dà un’immagine sbagliata della Calabria»: i sindaci della Locride contro Anime nere su Sky

[Questa è la versione originale ed estesa dell'articolo ridotto pubblicato su Linkiesta: “Danneggia l’immagine della Calabria“, i sindaci della locride contro la programmazione di “Anime nere” su Sky]

Quello che accade al Sud, in questo caso in Calabria, ha spesso qualcosa di molto vicino al teatro dell’assurdo.

Più o meno un anno fa, alla 71° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il film di Francesco MunziAnime Nere”, tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco, è stato scelto nella rosa dei quattro film italiani in concorso. Dopo di che è sbarcato al Toronto Film Festival, ha fatto incetta di premi a destra e a sinistra (tra cui 9 David di Donatello), è stato tradotto il 19 Paesi, accolto da una plaudente stampa internazionale. 


Il libro è stato addirittura pubblicato nel 2008, dalla calabrese Rubbettino. Ma ora, in seguito alla decisione di Sky d’inserire il film di Munzi a rotazione nella propria programmazione, alcuni sindaci della Locride (in cui è ambientata la storia) hanno ritenuto inaccettabile questa decisione che, a loro dire, danneggia gravemente l’immagine di un’intera regione. 

Anime nere, per chi non lo sapesse, racconta la ‘ndrangheta senza retorica né sconti ad alcuno. E lo fa dall’interno di una famiglia malavitosa, mettendo in risalto le tragiche dinamiche parentali. Intervistati da Klaus Davi, tre sindaci della locride hanno fatto sapere di non aver gradito la decisione di Sky. A oltre un anno dall’uscita del film, a oltre sette da quella del libro. La potenza del piccolo schermo? 

Per tutta la durata dell’intervista Davi pare voler cavare di bocca le accuse ai tre primi cittadini, forse, ingenuamente, credendo di rendere un servizio alle comunità della Locride, ma dimostrando in più passaggi di non conoscere a fondo i temi di cui sta parlando. Seppur mai perentorie, le affermazioni uscite dalle bocche dei sindaci lasciano poco spazio all’immaginazione.

mercoledì 15 aprile 2015

Dopo il successo di Anime Nere, i sogni della Gente d’Aspromonte. A 120 anni da Alvaro

[Articolo pubblicato in formato ridotto e con galleria fotografica su Style.corriere.it con il titolo Aspromonte: da terra di pastori a set cinematografico]

Proprio il 15 aprile 2015 ricorre il 120 anniversario della nascita di Corrado Alvaro, illustre cantore delle vite dei pastori calabresi. Nello specifico di quelli aspomontani, che abitavano i luoghi impervi intorno al lussereggiante massiccio appenninico bruzio. Sono passati ottantacinque anni dalla pubblicazione della raccolta di racconti Gente in Aspromonte (Le Monnier, Firenze 1930) e quasi un secolo dopo esce un altrettanto intenso racconto della vita di quelle genti dall’animo montano.


Si tratta di Anime Nere di Gioacchino Criaco (pubblicato dalla calabrese Rubbettino nel 2008 e rieditato l’anno scorso) un noir mozzafiato diventato in poco tempo un best seller internazionale. Alvaro raccontava con un linguaggio calibrato e poetico la vita misera dei pastori e i loro sforzi per cercare di condurre un’esistenza dignitosa, seppur attraverso numerose avversità. Criaco, con una prosa più incalzante e un ritmo più serrato, narra i cambiamenti psicologici e sociali dell’arcaica società dell’Aspromonte. I suoi protagonisti si ribellano alla miseria dei loro padri, in cerca di un riscatto, ma lo fanno abbracciando il demone del male.

martedì 31 marzo 2015

"Nel male c'è sempre una causa" - Anime Nere al Book Pride

Un'emozionante mattinata in compagnia di Gioacchino Criaco al Book Pride di Milano, per presentare al pubblico eterogeneo e numeroso di questa prima, originale fiera dell'editoria indipendente, il suo best seller Anime Nere (ve lo anticipavo qui).



Ci sono storie che s'intrecciano con la realtà e realtà che sembrano talmente inverosimili da sembrare favole. Leggerne, discuterne, scriverne, approfondire, può servire a capire meglio.

"Mi premeva indagare sulle ragioni del male, non perché il male ha ragione, ma perché nel male c'è sempre una causa" (G. Criaco)

Ecco qualche foto e i primi 10 minuti dell'intervista (sì lo so, qui ero molto emozionato, ma poi mi sono sciolto e alla fine sono venute anche 4 sciure milanesi a farmi i complimenti! :-)). Ringrazio ancora Rubbettino Editore per avermi invitato.

[Tutti i post che ho scritto su Anime nere]


lunedì 23 marzo 2015

Al Book Pride di Milano con Rubbettino Editore e Gioacchino Criaco

Ebbene sì! Sono stato invitato dalla casa editrice Rubbettino a presentare e a parlare del libro Anime Nere insieme all'autore Gioacchino Criaco.

L'appuntamento è per sabato 28 marzo alle ore 13:00 nell'ambito di Book Pride, la prima fiera dell'editoria italiana indipendente, che si terrà a Milano dal 27 al 29 marzo ospitata dai Frigoriferi Milanesi!

Da questo intenso libro è stato tratto un coraggioso e altrettanto intenso film, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia (se vuoi sapere cosa ho combinato a Venezia71 puoi leggere  il mio reportage). Di una bellezza disarmante che strappò al pubblico qui 13 minuti di applausi, ormai diventati storici. Il libro, crudo, violento, poetico e suggestivo, è stato pubblicato nel 2008, al tempo in cui io correggevo le bozze nella casa editrice Rubbettino. Entrambi stanno venendo tradotti in tutto il mondo, dall'America al Giappone, segno che non si tratta di una semplice novella regionalistica.

Insomma un editore calabrese, un autore calabrese, un libro che parla (non solo) della Calabria e io, figlio scappato, che riabbraccia la sua terra all'interno di una innovativa e coraggiosa fiera libraria, nel cuore di Milano. Niente meridionalismo sterile, nessuna autocommiserazione. Racconteremo una storia che parla di noi, dell'Italia. Nessuno escluso.

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domenica 7 settembre 2014

Gaepanz alla 71° Mostra del Cinema di Venezia: le cose che ha visto e le foto che ha fatto

Dopo anni di miserevoli tentativi, quest'anno finalmente ho vissuto la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia in prima persona e non sul divano di casa mia all'una di notte con Gigi Marzullo. Così sabato 6 settembre 2014, giorno della chiusura della mostra (che gentaglia si ostina ancora a chiamare film festival) mi sono svegliato di buon mattino e sono partito con la mia troupe alla volta della città bagnata. 

Ero stato molte altre volte a Venezia ma non mi ero mai spinto fino al lido, dove si svolge la kermesse. L'esperienza del vaporetto non è certo la più edificante: gente stipata, battellieri che gridano come ossessi, prezzi spropositati (abbonamento giornaliero = 20 euro). Ma io e la mia troupe abbiamo approfittato dei potenti mezzi veneziani per fare un salto in piazza San Marco e fra le calle per poi dirigerci al tanto sognato lido.

Silhouette veneziane
Dopo aver avuto la riprova e constato razzianamente che "Venezia è bello, ma non ci vivrei" ci siamo imbarcati sul nostro battello, insieme a turisti di ogni nazionalità. Subito sono diventato amico di due nobildonne venete e ci siamo confrontati sui rispettivi film che stavamo andando a vedere e sugli altri in gara. Entrambi eravamo concordi che Anime Nere fosse il più riuscito, senza che entrambi lo avessimo visto. Io per campanilismo visto che il film è tratto dall'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco (giornalisti: accento sulla à!) pubblicato dalla Rubbettino Editore, casa editrice del mio paese natale, giusto per essere chiari; le signore perché avevano sentito dei 13 minuti di applausi che il film si era guadagnato alla prima. Dopo vari salamelecchi mi sono congedato dalle due donne perché i miei fotografi dovevano immortalare il mio profilo in direzione lido.

Sbarcati a #Venezia71 facciamo man bassa di brochure e programmi e ci dirigiamo verso il Palabiennale per vedere il film che io e la mia troupe avevamo diligentemente selezionato. Diciamo che con i nostri orari e il budget datoci dall'editore abbiamo avuto molto poco margine di scelta. Per cui abbiamo optato per un film azero, NABAT, del regista azero Elchin Musaoglu, tutto rigorosamente in azero (sezione Orizzonti). Mi sembrava la soluzione più ovvia. Coerentemente il pubblico nella sala si era azzerato: eravamo all'incirca un centinaio di persone che, in una sala che può contenerne 1700, fa un po' d'effetto. Però ci siamo detti "Che diamine, siamo a Venezia!". Ma grande tristezza abbiamo provato nel momento in cui sono apparsi i sottotitoli in italiano che sembravano essere scritti dal figlio di Flavia Vento e Luca Giurato (ft. Antonio Razzi). Traduzioni come "il mio padre" o "cela fai" ci hanno fatto un po' rabbrividire ed esclamare nuovamente "Che diamine, siamo a Venezia!", ma con un altro tono. Il film, seppur lento, mi ha catturato per la vividezza della fotografia e l'originalità delle inquadrature. Se avete voglia, potete leggere la mia recensione seria pubblicata su ArtsLife Nabat: una donna sola contro la guerra.